Solo per pochi.

Siamo quasi certi che il verbo “atrofizzare” farà molta strada col trascorrere degli anni a venire, e forse anche più velocemente di quanto si creda.
Il cervello, ad esempio, subisce una riduzione del suo volume a causa della diminuzione del numero o delle dimensioni delle cellule che lo compongono, e questo, tra i vari fattori, può dipendere dal suo mancato utilizzo.

Faccio questa riflessione dopo aver visto lo spot della start-up americana Figure per il lancio di Figure3, il robot umanoide destinato alla produzione su larga scala: serve a tavola, piega i vestiti, svuota o riempie la lavastoviglie e svolge altre faccende domestiche, intese come quelle piccole minuzie che di solito ci riempiono il vuoto quando non abbiamo gli occhi fissi sul display del cellulare.

Anche se molti hanno una collaboratrice domestica a ore per i lavori più pesanti, in questo caso la tecnologia spinge ancora una volta a depotenziare l’attività fisica umana. Facciamo sempre meno esercizio cognitivo di apprendimento, ragionamento e sviluppo: tecnologia e intelligenza artificiale accompagnano verso la “rimessa” i nostri neuroni, lasciando ai guru della programmazione informatica il compito di renderci sempre più inefficienti a livello cerebrale.

Pensate: ogni app fa qualcosa per noi, dal ricordarci un impegno al misurare i battiti cardiaci, dall’indicarci la strada al suggerirci come cucinare una ricetta.
Per chiamare qualcuno o per scrivere un messaggio usiamo solo il comando vocale; leggiamo un titolo di giornale online e crediamo di sapere tutto; leggiamo sempre meno e non riusciamo più a guardare un film intero o un video che duri più di qualche minuto, perché ci annoiamo.

Usciamo sempre più spesso per aperitivi o cene, ci divertiamo, e al lavoro la regola sembra essere quella del fare il minimo sindacale, assicurandoci che ciò di cui abbiamo bisogno ci venga consegnato in un pacco la mattina dopo. Così facendo, crescita, ricerca e studio saranno sempre più appannaggio di un gruppo ristretto di persone, mentre gli altri si trasformeranno in consumatori a comando.

Chi potrà permettersi questi robot?
Di certo non i circa 3,5 miliardi di persone, pari a circa il 44% della popolazione globale, che vivono con meno di 6 dollari e 85 centesimi al giorno, ma piuttosto i 426.330 individui che hanno un reddito superiore ai 30 milioni di dollari annui.

E mentre guardo il robot che lava i piatti, penso alla deriva della sanità pubblica, alle malandate infrastrutture delle nostre città, ai Comuni che costruiscono i bilanci con gli autovelox, e agli anziani lasciati con una pensione da miseria dopo una vita di duro lavoro, fatto con le mani e con la schiena rotta, ovviamente senza robot.

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