Fragile tolleranza.

Un nuovo progetto di legge, questa volta firmato Fratelli d’Italia (il primo era targato Lega), prevede il divieto del velo integrale che copre il volto in luoghi pubblici, uffici, scuole e università, nonché la regolamentazione dei finanziamenti alle moschee e pene più severe per il reato di induzione al matrimonio mediante l’inganno.

Opinione tutt’altro che facile da esprimere, ma basta guardarsi attorno, nei paesi come nelle città , per rendersi conto di come i nostri luoghi siano cambiati negli anni. Lo osserviamo nelle strade, nelle piazze, davanti alle scuole, nei parchetti pubblici il pomeriggio o dentro i supermercati.

Nonostante il numero degli immigrati regolari si aggiri attorno ai cinque milioni e mezzo (il 9,2% della popolazione totale), a cui si aggiunge il mezzo milione di irregolari, i nostri occhi percepiscono in modo inquietante le molte donne che camminano coperte da capo a piedi, lasciando i soli occhi alla mercé del passante.

In una condizione di stabilità dell’ordine pubblico questo non sarebbe un problema: ognuno è libero di vestire come crede, anche in un Paese straniero, e di adornarsi secondo il proprio credo religioso. Ma, considerato l’alto tasso di criminalità e il tema del terrorismo, mai del tutto scomparso, anzi, obbligare a rendersi visibili deve essere una regola.

Mi risulta che, quando le donne occidentali frequentano piazze o locali in Paesi musulmani, siano obbligate a vestire in maniera decorosa e a indossare il velo. In Arabia Saudita, ad esempio, è richiesto un abbigliamento molto decoroso (vestiti lunghi, maniche lunghe, niente abiti attillati o scollati); in Iran, il velo è obbligatorio in luoghi pubblici.

E allora, perché deve essere tanto difficile per questo Parlamento fare una scelta nell’interesse del Paese? Mi pare che lo spirito di tolleranza, adottato in maniera disinvolta negli anni, abbia prodotto effetti che sono sotto gli occhi di tutti.

La globalizzazione dell’essere umano deve avvenire nel contesto di regole create dai singoli Paesi, a specchio della loro cultura e identità nazionale. Contravvenire a ciò implica non solo un reato nei casi limite, ma anche una chiara volontà di non integrarsi, cercando di imporre le proprie tradizioni.

I casi di tolleranza li troviamo in molti ambiti quotidiani e, via via, si sono trasformati in un principio di sudditanza capace di negare la tradizione per favorire una minoranza.

A proposito: prepariamo i presepi e cestiniamo i sensi di colpa. A casa loro, non ne ho mai trovato traccia.

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