Non ho mai nascosto le mie perplessità, e col passare del tempo anche il mio fastidio, verso la figura del capo di Stato ucraino. Sul fronte bellico la situazione è sempre più non solo esplosiva, ma anche complessa. Da cittadini europei ci domandiamo spesso se il prezzo più alto, in termini economici, non lo stiamo pagando proprio noi, senza nulla togliere, per rispetto, a quello pagato in vite umane dall’Ucraina, ovviamente.
Prima della guerra, come Italia esportavamo circa 21 miliardi di dollari, e come europei 274. Da molto tempo gli Stati Uniti non vedevano di buon occhio la nostra politica di amicizia e di interscambio sempre più consistente con Mosca. Angela Merkel era la fautrice più convinta di quella crescita e, nonostante il “buon viso a cattivo gioco”, il malessere dei vari governi americani che si sono succeduti era palpabile nella diplomazia ufficiale.
Eppure, nonostante i rapporti molto buoni, l’Unione Europea si è mossa come un panzer contro la Russia già dalle prime settimane dello scoppio del conflitto, usando istituzionalmente affermazioni forti, insolenti e umilianti verso il Presidente Putin. Antonio Lubrano, giornalista di Rai 3, avrebbe detto: “La domanda sorge spontanea”: pur avendo torto formalmente in termini di invasione, tenendo conto delle oggettive corresponsabilità di Zelensky e del Presidente Obama, che soffiò sull’ibrido colpo di Stato spacciato per rivoluzione popolare nel 2014, mettendo in fuga Yanukovych, non era meglio tenere una porta aperta al dialogo?
Non solo siamo stati messi politicamente fuori gioco mentre facevamo teatrino sul trenino che portava a Kiev “donna Ursula” e i solidali leader europei a turno, ma abbiamo contribuito a trasformare in eroe un Presidente pieno di sé e disposto a far massacrare il suo popolo pur di non sedersi attorno a un tavolo e discutere.
Oltre al talento artistico, ha dimostrato negli anni di essere un valido imprenditore privato ma soprattutto un grande commerciale, capace di questuare ovunque con successo e incassare. Se Putin è un criminale carnefice, Zelensky è l’unico, con altri quattro o cinque Paesi ex sovietici pieni di odio verso la “Madre Patria” russa, ad avere interesse che la Nato, leggasi Europa, entri in guerra contro Mosca.
A Bruxelles i più informati dicono che le provocazioni di sconfinamento dei droni potrebbero, ancora una volta, essere pilotate proprio da Zelensky e soci, creando una confusione pericolosa.
Intanto l’America fa un passo indietro senza tuonare con Putin, incassa miliardi per gli armamenti e le risorse energetiche dall’Unione Europea, e nel frattempo la bastona commercialmente con i dazi.
Complimenti! Come recitava un vecchio modo di dire popolare: “Armiamoci e partite”.

