Garlasco: ridare onore alla Giustizia.


C’è qualcuno che non abbia parlato, almeno una volta negli ultimi sei mesi, del caso Garlasco? Qualcuno che ancora si stupisca del fatto che la gente comune sia attratta da ciò che accade a livello mediatico? Da quando la Procura di Milano ha rimesso le mani sull’omicidio di Chiara Poggi, non fa differenza che si tratti di trasmissioni televisive dedicate o di programmi collocati in fasce orarie disparate; non conta il conduttore, né il quotidiano o la rivista che affrontano l’argomento: ascolti e lettori registrano impennate.

L’unica spiegazione possibile, tralasciando il perverso voyeurismo, è l’immorale squallore di un potere capace di piegare sempre a sé stesso ciò che desidera. Lo fa negli affari, nella politica, ma anche nel sacro campo della Giustizia che, per come viene insegnata sin dai banchi di scuola e conosciuta dai cittadini, dovrebbe essere al di sopra delle parti e uguale per tutti.

Se inizialmente potevamo pensare che i media alzassero il tiro solo per trasformare la vicenda in un “caso” e far crescere l’audience, col passare delle settimane e con l’aumentare delle informazioni, ci siamo tutti resi conto che dietro ipotetiche sceneggiature televisive potesse celarsi invece un increscioso e disagevole errore giudiziario. Molti hanno provato a mettersi nei panni del condannato Alberto Stasi, percorsi dal brivido che una simile sorte potesse, verosimilmente, toccare anche a loro.

È il trionfo dell’incredibile costruito ad arte: madornali errori delle forze dell’ordine e dei tanto celebrati RIS nelle prime indagini, testimoni che ritrattano, altri che tacciono per paura di minacce, avvocati piegati a una forza di potere occulta che reclama un falso colpevole e l’occultamento del vero, o dei veri, assassini. Consulenti e periti codardi, risucchiati in dinamiche familiari, e la stessa famiglia della vittima, paradossalmente ostinata a non volere la verità, con un figlio sopravvissuto reso invisibile come un fantasma.

Dietro quella che è a tutti gli effetti una tragedia, emerge un PM elevato a eroe di Stato dagli italiani non collusi: uno che ha deciso di andare fino in fondo, non solo per restituire libertà e dignità a un condannato innocente, ma per ridare onore a una Giustizia assassinata dalla pochezza di chi crede che il denaro possa sempre mettere tutto a tacere.

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