Natalità al minimo. Anche se lo Stato aiutasse, voglia e possibilità cambierebbero?

Risuona come un tonfo conoscere gli ultimi dati sulla natalità nel nostro Paese, ma non va meglio in Europa in generale, infatti per la prima volta dopo dieci anni la popolazione europea non è cresciuta.

In Italia i dati si attestano a circa il 28% di nascite in meno  rispetto l’inizio secolo vent’anni fa, parliamo di circa centotrentaseimila bambini in meno. Per dirla spiccia, abbiamo sempre meno bambini e più anziani.

Non siete convinti? Nel 1971, il rapporto era di un bambino ogni anziano, oggi abbiamo un bambino ogni cinque anziani.

Se andassimo a ragionare sulle ricadute ne avremmo per ore, iniziando dalla forza lavoro, dalla scolarizzazione che poi porta alla competitività economica nei mercati, per arrivare al problema dell’erogazione delle pensioni, quasi al collasso da anni.

Un tema complesso e di non facile soluzione, almeno al momento in Italia. I nuclei famigliari sono cambiati, numericamente ma anche in termini di stile di vita e valori.

Prima le corti, i Paesi, armonizzavano socializzazione e solidarietà, la proprietà privata veniva costruita con mezzi provenienti da molti risparmi di padri e nonni, terreni, un uso contenuto di marketing spietato e meno idolatrato, rendeva i desideri più piccoli, grandi traguardi.

Tutto questo garantiva ancora la capacità, quando voluta, di attuare forme di risparmio in grado di soddisfare piccole necessità o far fronte a nuovi investimenti, di solito immobiliari ma anche imprevisti.

Oggi, denaro, desideri legati all’avere per essere, hanno cambiato la percezione del sentirsi parte di una collettività. Oggi è già tanto permettersi una casa in affitto, ottenere un mutuo per una giovane coppia è una montagna da scalare, unitamente ad avere un contratto di lavoro a tempo indeterminato.

I soldi non bastano più. Tutto ha un prezzo, e con più non siamo nelle condizioni di possedere, acquistare, con più siamo demotivati e pubblicità martellanti garantiscono di consolarci con i loro prodotti.

Forse non si è più in grado di fare sacrifici, direbbero i più maturi di età, fare figli ti cambia la vita, addio aperitivi, discoteche, cene con gli amici e quando la torta è una, sottrarre parte della propria fetta per dividerla con figli che ne avrebbero priorità diventa una scelta. Allora gesto naturale, oggi ragionata.

Infine abbiamo lo Stato che non aiuta, non pensa alle nuove generazioni e figuriamoci alle famiglie, qualunque esse siano.

Anche solo piccole cose, trasporti, convenzioni, servizi, assistenze, nidi e scuole materne, quasi assenza totale Stato, Regioni e Comuni.

Sarà una società sempre più sola.

Come dice Gramellini dalle pagine del Corriere :”le famiglie ramificate e caotiche dell’Italia contadina, si sopportavano e accudivano a vicenda. Invece la famiglia moderna è ridotta a un pugno sempre più stretto: due coniugi e un paio di figli, quando va bene. E col tasso di anzianità italiana non ci saranno più nemmeno i coniugi e i figli e si muore soli. E si vive soli, che è quasi peggio.

Grande Massimo!

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