Dubbi su certa giustizia ad orologeria. Una lettera tra padre e figlio scivola nell’abuso di potere di chi la rivela.

Non smette di stupire certa giustizia, con tutto il rispetto, alcune volte non solo per certe sentenze ma anche attraverso alcuni comportamenti dei suoi esecutivi.

Premetto, onde evitare malintesi e opinioni fuori luogo che non sono un iscritto ad Italia Viva ed ho una personale opinione di Matteo Renzi a tratti positiva sul politico, soprattutto per la sua capacità strategica e meno per la persona.

Sono amareggiato di vedere che ad orologeria, parte dell’esecutivo giudiziario non smetta di tuonare per contrastare importanti cambiamenti o azioni dell’avverso politico di turno o, ancor peggio, rispondere con veemenza a critiche espresse da soggetti finiti nell’occhio del ciclone, alcune volte impropriamente.

Il caso che fa pensare è la pubblicazione all’opinione pubblica della lettera di Tiziano Renzi al figlio Matteo, acquisita agli atti processuali per le sue vicende personali. La difesa si era opposta al deposito ma senza esito positivo.

A cosa può servire questa rivelazione alla stampa se non morbosamente a far luce su rapporti privati tra un padre e un figlio? Nessuno ha mai pensato non vi fossero state delle tensioni tra Tiziano Renzi e Matteo dopo che il primo è finito sotto indagine per le sue società. Pensiamo all’immagine pubblica del politico e ancor di più politicamente a come colpirlo tenacemente dal basso per intimorirlo.

Non possiamo sapere come finirà il processo che lo vedrà imputato ma non per questo possiamo ritenere opportuni e leciti certi comportamenti di alcuni magistrati. Come sempre scrivo, personale opinione.

In ogni conversazione con i famigliari, vi sono giorni in cui per i più svariati motivi, la tensione è alle stelle, abbiamo discusso la sera prima o il problema è ancora in corso e i nostri scritti o linguaggi risultano poco diplomatici.

Vi sono chat dove recriminiamo con forza torti o ragioni esprimendo le nostre opinioni su chi  è corresponsabile nella contesa, arriviamo anche a mettere in guardia da ipotetici nemici, chi non l’ha mai fatto?

Tutto questo però resta nella nostra privacy personale e chi pensa di calpestarla mettendone in piazza i contenuti, solo per proprio tornaconto, risulta commiserevole e basta.

Nella lettera leggiamo dell’astio nei confronti della cerchia più vicina all’ex Presidente del Consiglio, era necessario esporre giudizi privati all’Italia intera?

Vi sono poi passaggi dove, come un padre qualunque, vengono suggeriti comportamenti meno altezzosi, più consoni in termini di disponibilità ed ascolto verso gli elettori, da parte della figura politico istituzionale che si rappresenta e anche questo rientra nel confronto dialettico tra padre e figlio, soprattutto quando anch’esso ha frequentato gli stessi ambienti.

È chiaro si tratti di una sottile vendetta, degli ambienti giuridici ma che più sottilmente potremmo tradurre in una citazione di Roberto Gervaso:”L’abuso nasce dalla presunzione di un privilegio.”

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