La questione più importante per i democratici, dopo quella di avere un Presidente è, riottenere la maggioranza al Senato, se l’avessero avuta poche settimane fa, Trump sarebbe oggi un cittadino qualunque. Per questo, entro nelle pieghe del partito e scorgo un nome che potrebbe essere ancor più importante del vincitore delle prossime primarie.
Lo spiega bene un columnist del NYT. Quest’uomo è Steve Bullock, da due mandati Governatore democratico dello Stato del Montana. Bullock potrebbe addirittura essere l’uno più importante del Pianeta.
A dargli quella impegnativa definizione era stato, un anno fa, l’economista Robert H. Franck, disperato per l’inerzia irresponsabile con cui il Partito repubblicano, da ben prima della presidenza Trump, sta trascinando l’America, dunque il mondo, verso il disastro climatico:
«La finestra di opportunità per un’azione efficace si sta rapidamente chiudendo. Senza misure robuste per diminuire i gas serra, tempeste alluvioni e incendi aumenteranno. I repubblicani rifiutano anche di ammettere l’esistenza del cambiamento climatico, figurarsi l’idea di leggi per fronteggiarlo», scriveva Franck.
Ma che c’entra Steve Bullock? C’entra, perché è l’unico democratico con una chance decente di vincere le elezioni di quest’anno al Senato. E perché solo se i dem controllano il Senato, la Camera e la Casa Bianca nel 2021 c’è qualche possibilità di un’azione decisa contro il climate change.
Il punto è che finora Bullock si era negato. Ma da un paio di giorni si è fatta insistente la voce cha abbia cambiato idea e che si candiderà, con l’obiettivo di togliere il seggio al repubblicano Steve Daines, un supertrumpiano.
È un seggio decisivo, che può spostare la maggioranza alla Camera alta. E la sfida è dura: basti pensare che nel Montana Trump battè Hillary di 20 punti nel 2016. Ma Bullock è un talento naturale, uno dei pochi politici che può incarnare l’ossimoro del «populista di centro» senza coprirsi di ridicolo, ma di voti.
Infatti vince sempre: due volte da governatore, una da Procuratore generale del Montana. Se corre, se vince e se avrà un presidente amico, vedremo se e come salverà il pianeta.
fonte: New York Times