Un rottamatore costruttivo. Ricordo di un sacerdote capace.

Potrei scrivere :  “ha fatto del bene a tanti, operato nell’esercizio della sua funzione sacerdotale, lasciato un segno in chiunque l’abbia conosciuto”; andrebbe a rafforzare le migliaia di manifestazioni di cordoglio in corso. Per me Mariano era qualcosa in più, non solo nell’affetto personale, un grande amico, ma anche l’esempio del coraggio, intraprendenza e soprattutto determinazione ad agire.

Lo conobbi nel 1985, ero già a Roma e tornando saltuariamente a Calolzio, mi dissero che il nuovo parroco desiderava conoscermi. Iniziò lì la nostra conoscenza prima, e grande amicizia poi. Riconobbi in lui quella marcia in più che un sacerdote a volte deve avere nel ministero.

Mi parlava dei problemi in parrocchia, dei progetti per rendere migliore l’ambiente e la struttura, ma in modo convinto, di come farsi mezzo concreto di ascolto in mezzo alla sua gente. Era in simbiosi coi giovani, vedeva in loro la naturale forza dell’entusiasmo e il collante per convincere i meno giovani ad azioni coraggiose.

Per anni ho frequentato parrocchia ed oratorio, sono stati i fondamentali dell’educazione dopo quella famigliare. Conoscevo come tanti, pregi e difetti di quell’ambiente al punto che, sui secondi davo oramai per scontato vi fossero poche opportunità di cambiamento.

Perché ho scelto il termine “rottamatore”? Perché come in tutti gli ambienti associativi, anche in parrocchia vi sono persone in perfetto odore di business, potere. Fedeli che si radicano nelle pieghe, non solo viscidamente delle tonache ma anche ai cassetti delle finanze.

La mia non era da meno, cambiavano i sacerdoti ma questi signori erano sempre là, attenti ad essere i primi a porgere il benvenuto, assicurandosi di mantenere il potere di quanto gestito (bar, cinema, associazioni ecc.).

Mariano a differenza di altri, comprese persone ed ambiente e nel dovuto tempo, fece per la prima volta, piazza pulita di questi parassiti, creando aria pulita. Fu come un tornado, quando chiamavo gli amici da Roma, ebbi modo di ascoltare quanto accadeva e, ovviamente le peggio cose, veicolate da chi era stato rimosso, con l’intento di rimpatriare quel sacerdote troppo liberal.

Mise in moto e, lo stesso fece in altre parrocchie, un meccanismo di solidarietà collettiva sociale determinante e, attraverso esso riuscì a realizzare opere parrocchiali utili, efficienti e solide finanziariamente. Non badava alle critiche e men che meno agli ostacoli, confidava nella misericordia e nell’aiuto divino ( chi se non lui poteva farlo ).

Ma, Mariano era anche pastore. Col trascorrere del tempo trovai finalmente una relazione, ne parlai a lungo con lui (divenne un punto di riferimento nella mia lontananza), nonostante per la Chiesa ero un peccatore della peggior specie, non mancò mai di farmi sentire parte della comunità, di sorreggermi con parole ed azioni che cestinavano i sensi di colpa, peccato, perché l’amore non ha etichette è semplicemente amore.

Agiva sempre nell’interesse delle sue parrocchie anche affrontando la politica che, ogni tanto, gli si metteva di traverso. Come me, amava viaggiare, molte volte lo abbiamo fatto insieme, la cultura e il rispetto per gli ultimi.

Mariano, un costruttore di solidarietà, un amico capace di essere vicino a te i tuoi cari nei momenti peggiori. Un amico incapace di scordare una ricorrenza attraverso messaggi lasciati in segreteria telefonica, anche se mi trovavo dall’altra parte del mondo.

Oggi, amareggiato e triste, provo a trovare motivi per non esserlo, così, lo rivedo davanti a me, sorridente, felice di essere un sacerdote, un padre, una guida, solo così… sento di poterlo abbracciare per l’ultima volta senza rimpianti.   

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