Coronavirus : autogrill scene di ordinaria follia

Sosta in autogrill ai tempi del Coronavirus. Autostrada Bre.Be.Mi. prime ore dell’alba, poco traffico di auto ma intenso, di furgoni e tir. Quasi all’arrivo decido di fermarmi per colazione nella casa stradale degli italiani, l’autogrill, uno dei tanti ( i nostri sono belli, efficienti oramai dei supermarket, mancano solo i carrelli).

Noto delle persone all’ingresso credo siano fumatori. Nella realtà aspettano di entrare. Dentro,  vedo solo poche persone. Incuriosito chiedo di entrare, mi dicono di fare la fila, non più di quattro clienti al banco. Sorrido pensando sia uno scherzo, ma evidentemente mi sbaglio. Passano dieci minuti ed entro. Un responsabile invita a restare distanti 2 metri l’uno dall’altro e un metro dalla cassa, ognuno poi consumi ai desk singoli vicino agli scaffali. Resto un po’ stupito, ma credo sia frutto dell’ultimo decreto in materia di sicurezza sanitaria.

Mentre bevo entrano, fregandosene della coda, un gruppo di sette o otto persone, all’apparenza trasportatori o manovali , quelli che quando sei in coda in tangenziale e ti si affianca un furgone, li vedi dentro con la testa appoggiata al finestrino a dormire. Il responsabile ripete anche a loro le regole ed è a quel punto che scattano, insulti, bestemmie a voce alta contro i dipendenti.

L’accento di provenienza fa capire che non stanno scherzando, si sono alzati presto, vanno a lavorare e non vogliono rotture di coglioni . In pochi secondi uno dei clienti fa partire un pugno alla montagna di confezioni di baci perugina imprecando, inutile l’avvicinarsi del responsabile il quale viene spinto contro il bancone e desiste .

In pochi minuti sotto gli occhi attoniti di tutti , sentiamo l’elenco dei santi patroni di Romana Chiesa, ogni Beata Vergine sparsa nelle località del mondo e terminato il profilo ecclesiastico si passa a quello politico. Come la recita del Rosario, uno imprecava e gli altri giù a fare battute e ridere. In ordine sentiamo Conte, Mattarella, Di Maio, Renzi, la Merkel e quando siamo certi sia finito lo spettacolo, saltano fuori gli untori, i cinesi, loro e il loro vizio di esser ovunque, aver creato il casino e la crisi in cui ci troviamo.

Finalmente, mentre in silenzio  ascoltiamo ( nessuno osava dire qualcosa) con la speranza l’ambiente non si trasformi in un far west, la porta si apre ed entra la polizia, chiamata probabilmente dai dipendenti . La follia si placa, domande, documenti. Finale, è stato solo un gioco, insultare, gridare, distruggere perché insofferenti a regole indigeste, forse eccessive o magari, la più banale delle scuse per sfogare rabbia, malcontento e disagio accumulato in giornate di tensione, preoccupazione per qualcosa a cui non eravamo abituati , qualcosa più grande di noi e delle nostre semplici abitudini .

Domanda… ma perché non chiudere anche gli autogrill considerato l’alto numero di frequentatori, anziché imporre regole difficili da rispettare? Forse, per non dare un altro dispiacere ai signori Benetton, già presi da altri problemi .

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