Resta ancora qualcosa per cui indignarsi? Italiani allo specchio.

La parola greca “prólogos” è sempre anteposta dai malfattori italiani a giustificazione della disonestà che li caratterizza invece come persone.

L’industriale che evade le tasse, che porta illecitamente parte dei ricavi in paradisi fiscali con la complicità di commercialisti e fiscalisti “dei Giuda legalizzati dallo Stato”, nella sua difesa etico morale scarica su costo del lavoro e tasse la responsabilità di indurlo al reato.

Anche l’italiano medio, quando guida senza cinture, afferma che sono un fastidio o passa col rosso perché in ritardo.

Lo stesso dicono i commercianti e gli artigiani che ci riparano qualcosa a casa, niente scontrino perché siamo sommersi dalle tasse. Senza dimenticare qualcuno medici e dentisti fanno sconto contante senza batter ciglio pur di non dichiarare le entrate ufficiali.

Eppure a ben pensarci anche i meno abbienti o gli ex lavoratori con pensioni da fame avrebbero il diritto di non pagare bollette di luce e gas o approvvigionarsi di cibo senza pagare al supermercato, potrebbero secondo la logica del “prólogos” ma non lo fanno per onestà.

Il caso della frode fiscale per 47 milioni di euro a carico di Esselunga, la catena di grande distribuzione dell’Italia del Nord con un potere economico sul territorio, quanto quello delle Coop nel centro Italia, indigna e non poco.

L’accusa parla di una complessa frode fiscale caratterizzata dall’utilizzo di fatture per operazioni giuridicamente inesistenti e stipula di fittizi contratti di appalto per la somministrazione di manodopera.

E qui entrano in scena le cooperative, tempi addietro davvero strumento a scopo mutualistico, oggi molte volte ridotte a rendere un servizievole contributo all’avidità e spregiudicatezza di molte industrie.

Penso addirittura alla speculazione quando rileggo le accuse a quella per i migranti della moglie di Soumahoro, o quelle per i centri di accoglienza, prima quasi sul lastrico e oggi con bilanci di tutto rispetto.

Tutto questo investe noi come italiani, come cittadini, l’uso indebito del “prólogos” come ammortizzatore lo assorbiamo dall’infanzia tra le mura domestiche non certo dentro bische clandestine.

Per questo rispetto ad altri Paesi, continueremo ad approvvigionarci da Esselunga, come continueremo a votare corrotti, perché costruire e vivere in una società moralmente accettabile non è da noi.

Stiamo solo attenti agli aumenti dei prodotti negli scaffali, onesti come sono, faranno pagare a noi gli avvocati della difesa.   

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