Un commiato da palla avvelenata.

Come il battitore del vecchio gioco palla avvelenata che si ferma dalla sua posizione di vantaggio e decide chi colpire tra gli astanti, ieri i leoni da tastiera della rete hanno emulato le sue gesta.

Nessuno contesta che il lezzo di un buonismo di facciata possa comunque sprigionarsi di fronte alla morte quale feticcio di rispetto, soprattutto verso chi, ricoprendo ruoli pubblici quand’anche politico istituzionali è sempre preda di critiche, odio, contrapposizioni ideologiche o nemici giurati, ma tempi e modi restano punti fermi nel nostro essere persone, esseri umani.

Ci sono state non poche, ma una moltitudine di persone in attesa da tempo di quest’evento, la dipartita di Silvio Berlusconi, un acerrimo nemico, un catalizzatore delle loro frustrazioni politiche, repressioni, e inutili rabbie.

Ieri, sono esplose nei social nell’incontenibile sospiro di sollievo, esprimendo una gioia neanche tanto velata, anzi.

Come il battitore del gioco, in rete avevano tante figure da colpire, non importa se le loro conoscenze o giudizi provenissero per anni da giornali di gossip, organi di partito o chiacchiere da bar, per loro tutto ciò che gravita nel giro dell’ex Presidente del Consiglio va screditato, umiliato di fronte alla massa.

Ho letto di insulti a figli, mogli, uomini del partito, e perfino vecchi nemici come l’innocuo e moribondo Emilio Fede sono stati bersaglio di parole disdicevoli.

Dopo lo sconforto di vivere in mezzo a gente di questa specie civilmente e umanamente regressiva, mi son chiesto se si sentissero meglio dopo queste social sfuriate.

Sapendomi distante politicamente da Berlusconi e Forza Italia, ho poi provato a pensare, quindi razionalmente, a tutti gli altri, quelli che hanno invece provato dolore sincero di fronte alla perdita di un amico, di uomo che dietro i suoi difetti d’ego e d’arrivismo, di contaminazioni a volte poco limpide con quel potere dato dalla disponibilità di denaro, era educato, gentile e soprattutto generoso nei fatti.

Chiunque l’abbia conosciuto nel privato lo afferma, dalla signora delle pulizie di Mediaset al cameriere che lo ha per caso servito a tavola.

Lo piangono i suoi dipendenti, tanti, smarriti da un imprenditore verso il quale non hanno mai lamentato stipendi da fame, incertezza d’occupazione e puntualità di pagamenti, così da permettersi, mutui, un minimo benessere, istruzione e sanità per la famiglia o tanti fornitori a cui ha dato lavoro per anni.

Senza contare il popolo rossonero al quale ha regalato affermazioni calcistiche indimenticabili.

I giudizi, i dibattiti, vengono dopo, non a salma ancora calda.

Un proverbio arabo dice:”sui cadaveri dei leoni festeggiano i cani credendo di aver vinto. Ma i leoni rimangono leoni e i cani rimangono cani.” 

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