Le classi sociali nella cucina di Benedetta restano fortezze inespugnabili.

“Confermo di non esser capace di cucinare, non sono uno chef, non voglio insegnare niente a nessuno”.Sono le parole di una mortificata Benedetta Rossi giunta ad un amaro sfogo personale attraverso social perché dei “fighetti”, così giustamente definiti, non perdono occasione per attaccarla.

Si tratta di critiche del magazine “Dissapori”. Già una che fa questa premessa, assurge a caso raro di questi tempi, dove la gara ad essere il migliore, oggi impera anche nel tricolore mentre prima apparteneva solo all’americano DOC.

Una competitività sfociata nella presunzione, nell’arroganza più becera di chiunque si ritiene professionista per esperienza maturata e da chi lo si improvvisa venendo incoronato da migliaia di followers.

Dopo aver sollevato e diviso l’opinione pubblica, ieri Chiara Cavalleris autrice della critica, si arrampica nel cielo dell’idiozia, arrivando ad ipotizzare di sinistra il popolo di follower della Rossi.

Che dai tempi antichi sia sempre stato difficile oltrepassare la linea di classe è cosa nota, oggi non viaggiamo più con l’obbligo di accomodarci in classi prestabilite o dopo aver risparmiato ci è concesso di sederci al tavolo di Cracco, ma questa è la condizione sociale oggettiva che i tempi impongono, quella soggettiva resta immutata.

Al ricco, all’arricchito di ogni settore, al discendente nobile o aristocratico, irrita sapere che qualcuno di classe inferiore possa accedere al proprio ambiente.

Basta frequentare, cene private, ristoranti o locali “in” e godersi i sorrisi maliziosi, le gomitate sfrontate o le mezze frasi rubate nel dileggiare il o la malcapitata di turno non appartenente alla casta. L’attenzione puntigliosa all’accento, al linguaggio, all’abbigliamento e accessori fanno il resto.

Ma è solo l’altra faccia della medaglia infatti, cosa accade se un benestante, forgiato alla cultura delle più prestigiose università, ben vestito con macchina da mille e una notte finisce in casa o in una tavolata di “proletari”?

Mancheranno i sorrisi di fronte all’eloquio forbito? Gli sguardi d’intesa verso il compatimento pure? E appena al bagno i peggiori non si affretteranno a dire:” che ne sa lui cosa è il lavoro o come si paga un mutuo?”

Con questo, apprezzo l’onestà e la difesa di Benedetta Rossi alla sua community ma non mi scandalizzo, perché leggo ogni giorno di insulti ai Ferragnez o tempo fa alla facoltosa Paris Hilton.

La questione centrale di tutto questo clamore non deve essere l’insulto ma il rispetto, e quello lo si deve a tutti a prescindere.  

2 commenti su “Le classi sociali nella cucina di Benedetta restano fortezze inespugnabili.”

  1. Ciao Bruno che bel articolo io segue Benedetta e l’adoro perché la sento propio una di noi con tutti o suoi difetti e le sue imperfezioni
    Mi immedesimo nelle tue parole quante volte, e ancora adesso, quando entro in un locale la gente come dici tu, sgomita e fa strani sorrisi
    Si perché se non sei nello standard, nel cliché.. sei diverso e quindi sarai sempre soggetto a questi atteggiamenti ☺️♥️

    1. Buongiorno Daniela, grazie della tua attenzione e opinione ma soprattutto per l’apprezzamento al lavoro. Ti auguro buona giornata.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Torna in alto
Share via
Copy link
Powered by Social Snap