Il Nord Africa si prepara ad una carestia ma tutti guardano a Russia e Ucraina

Mentre grandi potenze come Cina e Russia, con il supporto di Brasile e Portogallo operano a più non posso per conquistare un potere, non solo di controllo ma di credito finanziario nel continente africano, le questioni umanitarie vengono relegate in secondo piano.

Si parla di espansione cinese nei vari Stati, ma questo in sordina avviene da anni nell’indifferenza generale di altri Paesi leader e fanno breccia nell’indifferenza di ascolto immagini di conflitti, rivoluzioni civili e colpi di stato.

Per noi italiani la questione africana, soprattutto quella che interessa i Paesi a nord, si concentra sul problema dei flussi migratori, fuori controllo e insidiosi per un’ormai acclamata incapacità di gestirli all’arrivo e limitarne gli sbarchi.

Ma, a prescindere la difficoltà assoluta di sopravvivenza, quello che dovrebbe far riflettere in termini di visione umanitaria, è il dato recentemente pubblicato World Food Programme ovvero, la carestia della regione del Sahel in grado di mettere in crisi la sicurezza alimentare dell’ intera Africa Occidentale.

Questa in arrivo sarà particolarmente grave per circa 45.000 persone, tuttavia, le grosse difficoltà economiche e l’instabilità politica potrebbero far peggiorare ulteriormente la situazione, provocando un aumento del numero delle persone che avranno difficoltà nel reperire cibo.

Secondo quanto riportato da questo studio saranno 48 milioni gli africani che subiranno questo peggioramento della loro sicurezza alimentare. La crisi in questione sta mettendo in ginocchio l’Africa occidentale, una zona del continente già attanagliata da pesanti difficoltà.

Nel report del WFP, si parla di circa 16.5 milioni di bambini e bambine sotto i cinque anni che soffrono le conseguenze di una pesante malnutrizione nel 2023, con un aumento dell’83% rispetto ai dati degli anni compresi tra il 2015 e il 2022.

Su tutto questo pesa il silenzio da parte degli Stati non africani, effettivamente più concentrati al conflitto russo-ucraino, forniture di armi e sistemi di accoglienza per gli esuli.

Un grido disperato tristemente inascoltato e per noi un’estate in grado di piegare il sistema di accoglienza e scatenare turbolenze politiche nella completa estraneità dell’Unione Europea.

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