Prima di insegnare emozioni ai robot ricostruiamo gli uomini

Nei giorni scorsi ho avuto il piacere di intervistare uno dei migliori esperti di comportamenti umani in relazione al benessere psicofisico e mi ha confermato quanto le persone siano davvero cambiate dopo la pandemia, uno di questi cambiamenti riguarda l’aggressività verbale. Personalmente credo si tratti di un degrado sociale.

Ieri ero fermo ad un semaforo quando vedo una quasi cinquantenne con la giovane figlia e i due genitori anziani, sicuramente ottantenni e col bastone, uscivano da un negozio con le borse. Hanno attirato la mia attenzione perché la figlia adulta rivolgendosi alla madre anziana in modo nevrotico e quasi urlando ripeteva continuamente :”sei una scema, mi ha davvero rotto!” Con tutta una seria di altri improperi che non riporto.

Ho proseguito nella guida ma quelle parole mi hanno accompagnato per un pò facendomi pensare. Se anni fa mi fossi permesso di dare dei titoli a mia madre, credo avrei avuto la faccia gonfia.

Oggi figli e genitori si regalano parole come fossero dentro il cortile di una scuola in ricreazione. Nelle relazioni sento lui o lei darsi del cretino o della scema gratuitamente anche di fronte ad altri, sono tutte situazioni che mi provocano forte imbarazzo.

La forma, la parola, la comunicazione verbale ha un forte significato, agisce nel costruire barriere quanto nell’abbatterle tra esseri umani. Quando ci sono segnalano che oltre un certo punto non si può andare, ponendosi in una condizione di rispetto, nella vita sentimentale, famigliare o professionale.

Gli amici per fortificare le relazioni, arrivano a non averne di muri fermo restando quello della lealtà, invalicabile ma nel rapporto di coppia o genitoriale l’assenza costituisce un dolo nell’educazione, porta tutti allo stesso pari, cancellando quelle gerarchie sociali che rappresentano ruoli e funzioni differenti non interscambiabili.

Forse è utopistico pensare di ristabilire un ordine dei valori, quando le comunità di recupero per dipende da alcol e stupefacenti delle grandi città sono al collasso.

Quello che fa pensare fortemente è assistere alla tenacia con cui ci si preoccupa di istruire macchine e robot alle emozioni, quando dovremo ricostruire gli uomini orfani di umanità, contaminati all’osso dalla bramosia del denaro, del potere inebriante congiunto dell’egoismo e dall’indifferenza verso la devastazione ambientale dell’habitat dove vivono e si riproducono. 

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