Il cellulare in classe e quella disciplina ormai dimenticata

Lo scrittore americano William Feather amava dire che se non siamo in grado di autodisciplinarci, il mondo lo farà per noi. È ciò che ho pensato leggendo le intenzioni del Ministro dell’Istruzione Valditara: “via i cellulari dalle classi durante le lezioni”.

Già oggetto di attacchi per concorrere a far diventare il merito nuovamente un valore creando seriamente opportunità e rendendo più competitivo il Paese, oggi interviene dove, famiglia e in parte scuola hanno fallito.

Se noi adulti non riusciamo a non sbirciare pericolosamente un messaggio giunto su Whatsapp o Instagram mentre siamo alla guida, come possiamo pretendere che i ragazzi riescano a concentrarsi durante una lezione, magari già noiosa, sapendo che dietro il display il mondo li chiama.

In quel momento tutti siamo Ulisse tentato dal richiamo delle sirene ammaliatrici. Siamo chiamati al confronto con noi stessi, la prova più difficile, perché il mondo della rete ha contribuito ad accrescere la nostra voglia di conoscere e di sapere.

Le sirene promettevano ad Ulisse di svelare ciò che accadeva nella terra promessa, quanto il cellulare sospinge a scoprire dove i nostri amici sono stati e si son divertiti o se chi disprezziamo ha comperato una casa nuova che non possiamo permetterci.

L’elemento chiave depotenziato nel suo valore negli anni del nuovo secolo si chiama disciplina, ed è quella che in parte garantisce certezze all’ordine ma anche al merito di raggiungere risultati, lo sanno bene gli atleti e i militari per non dire gli imprenditori di successo o coloro che dopo un grave incidente riescono a tornare alla vita di prima.

La generazione dei baby boomers, quella dei figli dei fiori e della Milano da bere poi, si è cullata nell’idea che mistificare attraverso una giustificazione l’inosservanza di regole sempre meno stringenti, accrescesse il senso di libertà. Prima, davvero misurata e concessa dai genitori.

Così, incuranti e per giunta orgogliosi hanno rotto le catene gettando la chiave dell’elemento più costruttivo, la disciplina. Quella a cui speriamo il Ministro, ridia il proprio valore.

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