Cambiamenti e Mid Term USA. Solo illusioni?

Mancano cinque giorni alle elezioni di MID Term in America e in tanti si chiedono se i risultati potranno cambiare qualcosa nella turbolenza economica di una prossima recessione o nel mutare le condizioni di un conflitto sempre più complesso.

Ventisette milioni di americani hanno già votato per corrispondenza nel frattempo, Biden rilancia il tema della democrazia a contrastare il pericolo di un nuovo 6 gennaio ancora indelebile nella storia d’America.

Ad oggi i due partiti contendenti non si percepiscono come realtà politica, sono polarizzati agli estremi e questo divide il Paese.

Queste elezioni in genere facilitano le opposizioni per la comodità di critica all’attività del Governo. Ad oggi gli analisti non vedono un cattivo lavoro nella gestione Biden, su molte questioni ha proseguito la politica di Trump, si è concentrato sul ritorno maggiore del ruolo dello Stato nelle politiche economiche e partecipazioni, ha concentrato energie di politica estera sul depotenziare la Cina e per quanto riguarda l’economia i risultati delle azioni in genere, si vedono sul lungo termine a volte sui due mandati.

I democratici hanno creduto che la questione dei diritti sociali potesse aiutarli ad invertire la rotta ma così non è stato. La questione dell’aborto ha retto per poco e quello che fatichiamo a comprendere è il pensiero dell’americano medio che in genere è conservatore.

I Repubblicani sono bravi a far passare per estreme certe scelte dei democratici e in un Paese di conservatori moderati, gli estremisti perdono sempre. Solo sull’economia il ceto medio diventa di sinistra e vuole che il Governo faccia qualcosa per loro.

Anche sulla scuola i temi LGBTQ+ sono diventati un boomerang per i democratici.

I Repubblicani riconquisteranno il controllo della Camera mentre per il Senato seppur semplicistica nelle teorie, l’ultima parola non è ancora detta. In caso di sconfitta si andrà verso un periodo dove l’agenda legislativa sarà a gestione dell’opposizione e questo penalizzerà Biden.

Per strategia schizofrenica i democratici sono arrivati a sostenere nelle cariche di Governatore, candidati  estremisti appoggiati da Trump sperando fallissero ritrovandosi invece sconfitti.

Certo questo è un test per la ricandidatura di Biden, che i molti però giudicano fragile, troppo. I democratici hanno bisogno di un nuovo leader e in tanti nel partito non vedrebbero di buon occhio nuovamente Biden. Men che meno il ticket Biden-Harris dove la Vice Presidente non si è rivelata all’altezza del compito e questo per gli analisti lo si era percepito già durante i dibattiti delle primarie nel 2020.

Trump? Resta molto forte, ha ancora un grosso ascendente nel partito ma un’attenta analisi ci dice che difficilmente potrà arrivare a vincere, problemi potrebbe averli, qualora si candidasse, già nelle primarie del 2024. Ego e questioni giudiziarie sono ostacoli davvero imponenti.

Outsider è certo quel Ron De Santis (Governatore della California) con il quale non corre davvero buon sangue.

Una cosa resta certa, con la vittoria dei repubblicani l’assegno in bianco consegnato all’Ucraina, sarebbe probabilmente ridimensionato e quindi incentivare un cambio di rotta nella gestione del conflitto.

Anche i democratici chiedono al Presidente di arrivare ad una trattativa e il 48% degli elettori repubblicani intervistati, ha dichiarato che l’America sta facendo troppo e con la recessione questo va ripensato.

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