Può la rassegnazione alla crisi privilegiare i risultati alla democrazia? Crescono le tensioni sociali.

L’altro giorno, scrivendo della situazione geo politica ed economica mondiale mi sono soffermato sul concetto di quanto la pandemia avesse narcotizzato le tensioni sociali ma come esse fossero ancora brace incandescente.

Sotto gli occhi abbiamo le proteste russe contro Putin e stanotte il colpo di Stato in Birmania. Tutto questo credo, parta da un concetto sul quale ho riflettuto molto negli ultimi mesi.

Evoluzione tecnologica e globalizzazione hanno agevolato una parte consistente del pianeta, penalizzandone l’altra, oggi minoritaria.

Ma, alle domande incalzanti di molti giornalisti e sondaggisti, questi genitori rispondono di sentirsi soddisfatti, quasi felici. Oggi possono curare  i figli negli ospedali, avere medicine, farli studiare fino ad arrivare all’università, la visione di dar loro un futuro migliore è una realtà concreta.

Allora i giornalisti occidentali affondano il coltello nella piaga dei diritti umani, spiegando loro che questa felicità apparente, è umiliata dalla mancanza di democrazia, dalla libertà di espressione e da regimi autoritari e a volte sanguinari.

Le risposte univoche ed accompagnate da un sorriso, sono però disarmanti e danno la chiave di lettura di quel che potrebbe accadere in un futuro geo politico non molto lontano.

“In cambio di una vita migliore e aspettative accresciute di benessere si può anche rinunciare a qualche diritto”, ecco cosa rispondono le persone che vivono in Paesi svantaggiati e sotto i nuovi regimi.

Lo stesso Times, attraverso il suo editorialista Foges, nel marzo 2020 ebbe a scrivere su questa visione: ” alcuni si sono rassegnati a scambiare la libertà con i risultati.”

E’ solo la punta dell’iceberg, quella fatta di laureati, giovani, della borghesia di questi Paesi che trova il coraggio di protestare (anche se ieri a Mosca il numero dei dimostranti era molto diminuito dopo aver visto le sanguinarie repressioni della volta precedente). E questo i dittatori lo sanno bene.

Nel frattempo la commedia dei falsi paladini dei diritti rialza la voce. Mentre l’UE sussurra, l’Amministrazione Biden prende coraggio ed ammonendo Mosca e la Birmania, si dice sconvolta dai fatti.

Putin se la ride e fa rispondere il ministro degli esteri : ” grossolane interferenze in affari interni, ma anche responsabilità di regia occulta nelle proteste.”

Oramai la sensazione di molti Paesi è che gli Stati Uniti aggirino le regole secondo la propria volontà, infrangendole e pretendendo di dare lezioni di democrazia agli altri.

Se la crisi economica stringerà ancora di più il cappio anche in Europa, allora aspettiamoci anche qui la scelta di privilegiare risultati alla democrazia.

Un vento di destra quella poco liberale soffierà da Lisbona a Kiev.

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