Presidenziali USA. Trump in affanno e i democratici? Riprende la mia attività di collaboratore alla campagna elettorale democratica.

Pare proprio che il Presidente Tycoon Trump, abbia qualche difficoltà nel domare una campagna elettorale insolita e alquanto complessa.

Fino a qualche mese fa, nel corso delle web riunioni con i Comitati elettorali democratici, (io collaboro nel segmento Comunità Italo Americane), la rassegnazione dipingeva i nostri sguardi.

I motivi non erano solo il notevole vantaggio del Presidente rispetto a qualunque aspirante candidato democratico alle Primarie ma, l’inadeguatezza degli stessi verso l’avversario.

In genere, il Presidente in carica, gode di vantaggio dato dalla popolarità del mandato e anche questa volta i numeri sembravano confermarlo, sostenuti anche da buoni risultati economici del Paese.

Cosa è accaduto nel frattempo per portare in svantaggio nei sondaggi nazionali il Presidente dietro Joe Biden?

Di tutto e di più. Dalla mal gestita organizzazione della Pandemia, ancora oggi aggressiva negli USA, alla complicata questione delle proteste anti razzismo, con obiettivo la Polizia americana e i loro metodi poco umani.

Infatti, nonostante i numeri ufficiali dichiarino quanto siano più i bianchi assassinati dalla polizia e non i neri, la questione va ricondotta proprio all’eccesso di violenza e impunità di cui godono.

Il consueto raptus di tweet questa volta non ha pagato e neanche arringato alla divisione, quanto lui avrebbe sperato.

Lo stato di crisi economica in cui versano milioni di cittadini, disoccupati e incapaci di estinguere debiti già contratti con le banche, ha inasprito i dissapori con Trump e, cosa grave, anche nelle sue fasce elettorali.

Sorrido ogni volta che la stampa italiana a lui vicina, deride queste considerazioni oramai evidenti, perché la realtà dentro il Paese e l’establishment è questa.

Con tutti i nemici caduti, quelli con cui avrebbe dovuto cavalcare la campagna presidenziale, il Presidente ha dovuto ripiegare con il gigante asiatico cinese e la sua colpevolezza di aver diffuso il Covid-19.

Oramai, sorridiamo anche di fronte agli aiuti che il suo amico Kim Jong Un, dalla Nord Corea gli lancia per mano della sorella, demolisce in pochi minuti un edificio costato 6 min di dollari destinato alle rappresentanze diplomatiche di Seul e PyongYang e nessuno se ne cura.

Dentro il suo staff elettorale la tensione è alle stelle e le strategie globali mi dicono, vengono riviste ogni quindici giorni anziché sessanta.

Tira una brutta aria tra i Repubblicani anche dentro Capitol Hill, molti lo vorrebbero fuori gioco anche a costo di perdere la Casa Bianca per i prossimi quattro anni.

E Biden? Tanto per cambiare sonnecchia ma non ci preoccupa, se arriverà a vincere, sappiamo sarà una buona comparsa, Barak Obama tirerà le fila di un nuovo mandato.

La strada da qui a novembre è ancora lunga e Donald Trump, nei film americani sarebbe il cattivo per eccellenza, troverà certo modo di usare tutto il potere per non perdere, ma come nei finali che si rispettino, speriamo il bene vinca sul male. 

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