Lodo Guenzi bullizzato da adolescente, ma il fenomeno vive anche in età adulta, in mezzo a noi.

Ogni tanto, ma sempre più spesso, sentiamo o leggiamo di persone famose bullizzate quand’erano ragazzi.

Cito l’ultimo in ordine cronologico, Lodo Guenzi, cantante del gruppo Lo Stato Sociale; esprime in maniera considerevole il concetto di chi ha superato.

Nel raccontare la sua esperienza su Instagram afferma: “Se la tua vita va avanti, gli stronzi hanno perso.”

Esternarlo ora, è un gesto costruttivo, un aiuto per coloro oggi in simili situazioni. Un messaggio di speranza a resistere, prima o poi resterà solo un ricordo. Forse…ma non per tutti.

Vi sono uomini e donne, che anche in età adulta portano dentro sé i segni di traumi profondi legati alla loro giovinezza, a volte impossibile cancellarli. Talmente acuti da essere sottaciuti anche a chi condivide la loro esistenza.

E’ sempre una dura battaglia sconfiggere i bulli; da ragazzini giustifichi la loro innocenza ma quando si fanno adolescenti o giovanotti (a quanto pare il bullo non ha genere, maschile o femminile che sia) il dolo è consapevole.

Il gesto diviene vigliacco, finanche feroce, soddisfa e appaga repressioni, frustrazioni e crescite in ambienti ostili.

Sono sempre poche le mani amiche tese al conforto in quegli anni, la paura di essere accomunati al bullizzato è sempre angosciante e gli anni di scuola, università son lunghi a passare.

Li ho ancora davanti agli occhi, rifugiato nei libri e nella musica, mentre maledivo i miei capelli rossi o l’indifferenza al nazionale gioco del calcio, lasciapassare al giovanile machismo.

Il problema reale però, emerge quando il vizio diventa interminabile col tempo. Chi bullizzava da giovane, di solito, sente sempre pulsare quella sensazione di sadico orgasmo nel ridicolizzare e umiliare qualcuno e difficilmente se ne pente.

Ritroviamo quindi, questi soggetti socialmente disturbati, dentro uffici, reparti, palestre, bar, in generale prediligono luoghi di assembramento, ove esibire la vittima e cercare consenso.

Trovano sempre il collega timido, brutto, effeminato oppure la collega o amica, cicciona, single, pettegola e chi più ne ha ne metta.

I social, indirettamente, ne hanno esaltato l’attività, offrendo in cambio anonimato, facendo sentire il vigliacco un supereroe.

Oggi però, esiste una differenza in età adulta, restare in silenzio osservando o sogghignando mentre qualcuno bullizza un amico, un collega o uno sconosciuto, ci rende coscienti corresponsabili anzi, dei signori codardi.

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