La cultura non previene il provincialismo.

Il potere ha sempre avuto bisogno del sapere. E viceversa il possesso del sapere ha costituito sempre una forma di potere. Oggi potere e sapere tendono a incorporarsi nel sistema delle comunicazioni finendo per assottigliare lo spessore superficialmente visibile del ceto sociale d’appartenenza.

Ma nonostante ciò, resta a mio avviso un fastidioso aspetto che identifica al di là della conoscenza ovvero, il far parte di quella noiosa e boriosa piccola borghesia di provincia. Dopo aver vissuto anni nelle vaste e multiculturali metropoli del mondo, questo modo d’essere mi è ancor più visibile senza possedere vaccini per sopprimerlo.

Cinema e letteratura hanno molte volte attinto da questa tipicità dell’uomo medio che aspira ad apparire superiore rendendosi ridicolo. Verga ad esempio descrive la lotta per il mantenimento dell’onore familiare e il desiderio di ascesa sociale in ambienti piccoli e chiusi, evidenziando come la mentalità di provincia possa limitare le aspirazioni individuali e perpetuare le tradizioni. Dostoevskij esamina la vita di personaggi intrappolati in ambienti ristretti, sia fisici che mentali, mostrando come la mentalità di provincia possa portare all’isolamento, alla paranoia e alla disperazione.

I social alla fine elevano alla competitività dell’apparire, del possedere appartenendo all’élite fino ad arrivare a costruirsi falsi set di ripresa, noleggiare autovetture di lusso e imbucarsi in feste esclusive per una sola fotografia.

Ma fuori nella realtà, siamo circondati di persone che hanno bisogno di esternalizzare la loro sindrome di superiorità a partire dal linguaggio, più o meno forbito o infarcito di insopportabili inglesismi, discutere di griffe e outfit per classificare il tenore di vita e la personalità dell’amico, il capo o la cognata. Durante un aperitivo non basta dire che si è stati in vacanza, bisogna enfatizzare il lusso del resort, il viaggio in business e le cene stellate.

In provincia tutti aspirano ad essere altro e chi lo è realmente lo si vede e si sente poco, un alieno. Il pettegolezzo punitivo prevale sulla buona e sana chiacchierata tra amici, la lasciva propensione ad umiliare con ironia, a volte per invidia o gelosia, è alla stregua del caffè mattutino.

Ahimè! Come diceva Kerouac le tre malattie endemiche della maggior parte delle cittadine di media grandezza sono e resteranno il provincialismo, la bigotteria e il materialismo. Chiamatemi pure snob!

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