Il Dio algoritmo piega la libertà d’espressione nelle democrazie.

Mentre la Corte Suprema degli Stati Uniti decide se due leggi approvate rispettivamente in Florida e in Texas per impedire ai social network di rimuovere contenuti e profili politici che violano le regole delle piattaforme, siano costituzionali, in Italia invece, il rapper Salmo attacca la censura di libertà d’espressione attuata dai social.

Nei giorni scorsi un autorevole storico russo, ha dichiarato che mentre alcuni Paesi sono governati da dittatori, i popoli occidentali sono gestiti da pochi oligarchi e su questo credo abbia penosamente ragione.

Chi stabilisce cosa sia giusto o sbagliato poter comunicare? In Occidente, libertà d’espressione o di stampa sono ad oggi termini inconsistenti in grado di svolgere solo una funzione di bandiera, ovvero esibire una democrazia fittizia.

Nelle dittature il pensiero è unico, nei Paesi democratici falsamente variegato, infatti sono gli editori a decidere cosa pubblicare in base alla loro ideologia politica e agli interessi di business e chi scrive, si addomestica a contratto. Oggi, per difendere le proprie idee, difficilmente qualcuno sfida il sistema o una linea editoriale con il rischio di esser sbattuto in galera.

Prima ancora degli editori però, arraffa a piene mani chi governa, occupando il sistema decisionale della comunicazione nazionale.

Ma nell’odierno, un terzo attore può stabilire il cosa e il come dell’informazione di massa, e sono i proprietari delle piattaforme social. Dando per scontato che ognuno abbia un naturale pensiero politico, a turno avvantaggiano destra o sinistra senza sconti ma più di loro, il vero potere a cui si inchinano tutte le società di marketing e a ricaduta chi vuole soldi e potere, è il Dio “algoritmo”.

Quasi tutto gravita attorno a questo universo. Basta una parola, un’immagine, una semplice risposta a doppio senso con un’aggettivo incriminato per essere bloccati, censurati ed estromessi dalla pubblica piazza.

No vax, razzisti, omofobi, pro Palestina contro Israele, pro Russia contro Ucraina, è tutto una censura, ma esprimere la propria opinione attraverso una canzone, una fotografia, un quadro o un libro costituisce libertà, se la cultura non rende consapevoli di valutazione ed espressione cognitiva allora perde il suo valore intrinseco educativo.

Tutti gridano alla censura ma come scoprire il reale incitamento all’odio che aziona le barricate della censura?

Impossibile fare un’oggettiva selezione perché anche chi si erge a paladino di diritti e democrazia, ha dimostrato d’essere un lupo travestito d’agnello. 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Torna in alto
Share via
Copy link
Powered by Social Snap