Nessuna volontà di cercare la pace. Insofferenza italiana

E sondaggio fu fatto. Avevo scritto qualche settimana fa che se avessero avuto il coraggio di chiedere a italiani ed europei quanto fossero favorevoli all’invio di armi all’Ucraina, il parere sarebbe stato sfavorevole alle azioni dei Governi.

La maggioranza italiana non solo si dice contraria ma è preoccupata per il protrarsi del confitto, ha timore che possa sfociare in qualcosa di più grande e cala il consenso di simpatia verso il Presidente Eroe Zelensky. Ora aspettiamo i dati europei.

Intanto qualche quotidiano coraggioso mostra anche talune violenze dell’esercito ucraino verso i militari russi quando vengono catturati, poche immagini perché quelle a cui siamo abituati appartengono all’aggressore che tortura, sevizia e uccide.

La razionalità spinge però a considerare ciò, simil propaganda per un semplice motivo, in guerra questo accade e la violenza quando agisce muove per colpire ma anche per vendetta e difesa senza cambiare identità, resta cruenta, insopportabile, terrificante.

Ora sappiamo anche, che il governo di Kiev sta compiendo perquisizioni, sanzioni, vere e proprie persecuzioni nei confronti della Chiesa Ortodossa Ucraina, quella per intenderci filo russa legata al Patriarca Kyrill. Nel 2014 infatti ci fu una scissione e si formò la Chiesa Ortodossa d’Ucraina affiliata a Kiev.

Le persecuzioni sono spietate, tanto da spingere il presidente del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne del Patriarcato di Mosca, a denunciare alla riunione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.

Chi non conosce la cultura dei popoli slavi non può comprendere fino a dove possa spingersi la capacità di violenza e vendetta, questo conflitto che pone dalla parte del torto un solo Paese, sta assumendo però delle connotazioni che distolgono dalla finalità prima, ovvero quella di un cessate il fuoco e un accordo bilaterale duraturo.

È vero che un aggredito non può difendersi a parole ma non riusciamo a capire dove voglia arrivare Zelensky.

Noi siamo contrari all’invio di nuovi armamenti, non solo per questioni oramai economiche più che umanitarie ma perché non vediamo una chiara volontà anche dell’aggredito di sedersi ad un tavolo gestendo trattative.

Uniamoci inoltre il senso di desolazione nell’assistere alla commedia dell’Unione Europea sottomessa in casa propria dagli Stati Uniti d’America pur essendo attore importante dentro la Nato.

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