Davvero i cittadini europei credono che l’invio di armi risolva la guerra?

La realtà è che nessuno sa dove sta andando la guerra ma quello che più preoccupa è che nessuno degli americani lo chieda a chi di dovere. Perché, oggettivamente parlando, la finalità precisa di questa operazione speciale non è chiara a nessuno.

Il dato certo è la fragilità, la sudditanza, il voglio ma non posso di un Unione Europea divisa e sempre più lontana dall’esser testa di ponte nel gestire una situazione che grava solo ed esclusivamente su sé stessa.

Nonostante il calo del costo delle materie prime e l’evitato tracollo dell’approvvigionamento e costo delle risorse energetiche, è il potere sulla mediazione verso una soluzione concreta e pacifica che latita.

I documenti secretati rinvenuti anche a casa Biden, sono un segnale non più sottinteso che i democratici chiedono un altro candidato e con una capacità di visione chiara, perché quella dell’attuale Presidente propende ad una guerra a lungo termine.

Finalità? Nel lasciare all’opinione pubblica il nemico Russia la strategia americana tende a Indebolire l’Unione Europea sul fronte economico, fino ad un anno fa partner strategico di Mosca.

Le manovre finanziarie e fiscali attuate hanno come significato rialzare un protezionismo a tutela delle imprese statunitensi, penalizzando ancora una volta quelle europee nonostante i proclami di partnership.

Se dovessimo chiedere ufficialmente ai cittadini italiani e altri di Paesi Europei quanto siano concordi nel continuare ad inviare armi anziché agire sul fronte diplomatico sbrogliando la matassa, son convinto che non sarebbe un plebiscito ma quasi, il fronte perplesso.

Allora qualche domanda sarebbe davvero ora di farcela. Cosa vuole chi e come, resta un non detto che agevola la strategia americana ben consapevole delle mire di logoramento di Putin e dell’indebolimento europeo.

Ad ogni rifornimento di armi, che nella razionalità pura avrebbe anche le sue ragioni, il tono del conflitto si alza di livello e allontana la pace, anche e soprattutto quella giusta che potrebbe non piacerci.

Nel frattempo. il Presidente ucraino chiede senza sosta come tutto fosse dovuto ma senza dar prova di buone intenzioni diplomatiche. Eppure nessuno lo sta facendo perché obbligato ma solo mosso da solidarietà politico-strategica.

I suoi tour mediatici arriveranno nei prossimi giorni anche a Sanremo e le proteste comprensibili sono già in atto, io mi limiterei a lanciare un hashtag #spengoZelenskyaSanremo.

Se tutti lo facessero nel momento dell’apparizione sarebbe una bella lezione di consapevolezza all’insensatezza del servizio pubblico radiotelevisivo.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Torna in alto
Share via
Copy link
Powered by Social Snap