Paradosso: illiberalità da chi promuove diritti umani e civili.

Ammetto, che l’inutile e strumentale caso di Cristina D’Avena portato alle cronache dalle Associazioni LGBTQ+ e tutto il loro alfabeto di identità, ha rafforzato alcune convinzioni sulle quali riflettevo da tempo.

La prima, è che le azioni delle Associazioni alcune volte negli ultimi tempi, riflettano debolmente il pensiero degli appartenenti alla Comunità e la seconda, che con queste prese di posizione del tutto ideologiche stiano paradossalmente assumendo atteggiamenti illiberali.

Considero, l’ho detto più volte, un’appropriazione indebita, l’accostare ideologia politica al valore dei diritti umani, essi sono universali, non appartengono a nessun partito e chi vuole ostentatamente farlo credere commette fraudolenza.

Che si possa pensare di alzare barricate, influenzando il pubblico di un’artista oggi Cristina D’Avena, ieri Rita pavone, Lorella Cuccarini o altri, per l’esercizio della loro attività a pagamento per giunta, in manifestazioni di partito o solo perché esprimono una personale opinione su fatti di cronaca o politica è inconcepibile e lo è ancora di più, quando a invocarlo è chi lotta per libertà di scelte comportamentali di orientamento sessuale ed espressione di parola.

La trovata della formazione di una rete di insegnanti LGBT in Emilia Romagna, rasenta l’eccesso. Se vi fosse una rete di insegnanti eterosessuali, come studente sarei stupito e risentito.

Che c’entra tutto questo con l’insegnamento? Che mi frega di chi si innamorano i miei insegnanti?

Sono progressista più che conservatore? Sì convinto. E allora perché dico tutto questo?

Perché trovo che questo politically correct stia prendendo una brutta piega. Basta un’aggettivo sfuggito in una frase, un appellativo proferito con goliardia tra amici, un post che critica posizioni della Comunità che vieni sommerso da insulti e messo alla pubblica gogna.

È questo il principio di libertà tanto desiderato?

La televisione, il mondo del cinema, quello delle grandi case di moda e sì anche quello del lavoro, hanno vere e proprie lobby gay che si espandono, criticano, selezionano, impongono ed emarginano a loro piacere, questa è la verità e chi vive questi ambienti lo riconosce.

Sono per le battaglie democratiche e non ideologiche, e se esprimo opinione contraria su certe scelte, non significa che non consideri la conquista dei diritti umani una inutile retorica, come pure le storiche battaglie delle Associazioni, semplicemente trovo l’eccesso odierno davvero pretestuoso.

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