Le ragioni di una prevedibile astensione al voto.

Ricorderemo questa kermesse elettorale come una delle campagne meno appassionanti della storia politica italiana recente, la nota più stonata? La distanza tra le questioni sollevate dai leader dei diversi partiti e i temi al centro degli interessi dei potenziali elettori.

È una mia valutazione personale? Non solo, perché a confermarla è arrivato uno studio di due ricercatori del Sole 24 Ore. Sono stati esaminati i contenuti pubblicati su Facebook, Instagram e TikTok dai leader delle principali coalizioni.

Insieme a questi post sono stati analizzati anche quelli degli utenti comuni e riconducibili alla campagna elettorale. In totale si tratta di 133.494 post e commenti.In cima alla lista dei temi che più interessano gli utenti c’è l’economia: se ne parla in oltre il 60 per cento dei casi. Seguono l’ambiente e il clima, il lavoro, i diritti e la sanità.

Ci sono poi piccole differenze legate all’età (i due ricercatori hanno valutato che gli utenti di Facebook sono più anziani di quelli di Instagram e di TikTok): i più giovani, per esempio, sono interessati soprattutto alle questioni legate all’occupazione. Fin qui niente di sorprendente, che i soldi e il lavoro siano per tutti una priorità era prevedibile. E probabilmente anche estendendo la ricerca al resto della popolazione si otterrebbe lo stesso risultato.

È quando si scoprono i temi di cui si sono occupati i leader dei vari schieramenti che arriva il dato più interessante. Perché è vero che nella lista ci sono, anche in questo caso, l’economia, i diritti, il clima, il lavoro, la sanità. Ma il tema più frequente sono i rispettivi avversari. Cioè quasi la metà dei post dei politici non ha riguardato nessuna delle questioni che interessano i cittadini ma è stato un attacco a uno degli esponenti di un altro schieramento.

È una tendenza che si trascina da anni, di cui l’America di Trump ne ha fatto un vero e proprio plagio durante le ultime presidenziali.

L’apice lo ricordiamo, avvenne durante la presenza politica di Berlusconi, la sinistra demonizzò la sua figura, sbiadendo invece i programmi, un pò come ha fatto ora già malconcia, nell’invocare per la maggior parte del tempo il pericolo ad un ritorno del fascismo anziché contrastare sul campo i temi degli avversari.

In fondo, quando avvengono queste scelte, cioè spostare l’attenzione dell’elettore sui difetti dell’avversario anziché concentrarsi ed approfondire le proprie proposte, ad esempio spiegando tempi e modi di attuarle e finanziarle, (vale per ambo gli schieramenti), alla fine, cresce il sospetto che chi debba promuovere ed esercitare la democrazia, abbia poca fiducia in essa, al punto di non comprendere che un’alternanza di potere non solo è stimolante nelle proposizioni e governi ma è il frutto migliore di cui gli elettori possano godere.

Quando domenica sera si cercherà di interpretare il dato sull’affluenza, questa mia riflessione e la ricerca citata potrebbero essere d’aiuto.  

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