Brutta bestia l’istruzione per i politici sbarcati su Tik Tok.

D’impatto, la prima anomalia emersa dalla prossima chiamata al voto è la scelta del periodo estivo. Mai prima d’ora nella storia repubblicana una campagna elettorale sotto il sole d’agosto.

Eppure, un altro fattore risulta stavolta determinante, soprattutto per le nuove generazioni: l’istruzione, la scolarizzazione chiamiamola come gradite, a me piace dire la capacità di comprendere e ragionare.

Perché lo trovo anomalo? Semplice, perché da molti anni le leadership di partito, le basi non contano più nulla da decenni, hanno sempre agito nella loro proposizione confezionando una comunicazione accattivante, indirizzata ad una massa, soprattutto la seconda generazione boomers, catechizzata da una televisione commerciale, fatta di lustrini e pajettes, dove il raggiungimento dell’effimero pareva dietro l’angolo.

Le televendite davano l’impressione di avere un enorme potere d’acquisto, le gambe scosciate di due belle veline  crearono l’idolatria verso la facilità di conquistare un posto al sole senza fatica, il voyeurismo della Casa del Grande Fratello, ci tolse finalmente da quelle maledette persiane dalle quali faticavamo a vedere il torbido del vicino o le liti famigliari, facendoci gioire o invidiare a secondo dei casi, ora è tutto sotto i nostri occhi.

E poi il calcio teneva lontane le masse maschili dai veri problemi. Si viveva di luoghi comuni su politici e politica e a loro stava bene così.

Ma col passare degli anni, dal 2000 la scolarizzazione cresce, soprattutto sul fronte femminile oggi, i ragazzi studiano, si informano si confrontano anche se alla politica non pare.

Loro li vedono col volto abbassato perennemente sul telefono, li credono sempre intenti a postare foto, selfie e balletti. Per questo pensavano di parlare la loro stessa lingua parlando di politica coi social.

Il più longevo e paraculo di loro, li ha addirittura salutati con un benvenuto nel suo canale, quando sono loro a dire: “sei a casa nostra, non ti abbiamo scelto. Sei apparso nelle nostre bacheche grazie ad un algoritmo”.

Ha spiegato loro chi fossero, come se un nuovo vicino mi spiegasse informazioni sul mio quartiere.

E poi quel paternalismo consunto che tutti i politici datati hanno a caro. Parlano ai ragazzi come fossero idioti, proprio come figli di quella televisione deficiente che loro stessi hanno partorito nel tempo.

Non hanno neppure provato a comprendere i loro bisogni: il caro affitti, tasse universitarie, costo dei trasporti, wi-fi gratuito oppure, ipotizzargli un futuro possibile, magari con un voto via cellulare senza l’obsolescenza dei seggi.

Ragazzi che si interessano di clima, economia, sociale, globalizzazione, viaggi, futuro sostenibile e digitale, non possono che sorridere trasformando semplici post o reel dei leader politici in virali linguistiche esibizioni circensi.

Milioni di visualizzazioni, dicono gli interessati, peccato producano l’effetto di aumentare il già grave astensionismo.

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