I traumi dei bambini tolti alle famiglie in difficoltà. Il bene del minore è davvero tutelato?

Nelle ultime ore ho visto in rete un video che mi ha fatto commuovere ma anche arrabbiare. In un film sai si tratta di finzione, ma quando appartengono alla realtà sono immagini crude, dure nella loro trasposizione e provocano dolore.

Parliamo di un bambino tolto alla famiglia poiché non in grado di offrire sufficiente sostentamento economico. Le urla del bambino e della madre sono sconvolgenti e non sono fiction.

Pur consapevole si tratti di temi complessi per esser giudicati ed io non ne ho titolo, mi limito alla personale opinione.

Vado a rileggere la costituzione e all’Art.3 leggo nel secondo paragrafo che: “ È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana”… ecc.

Rilevo quindi un obbligo sociale. Se l’intelligenza non ha perso smalto, ricordo battaglie politiche dove su ogni tema con finalità di apportare cambiamenti legislativi, parlo di divorzi, adozioni single e non e arcobaleno, ma anche aborto, a gran voce si cita che la priorità assoluta è l’interesse e il bene del minore.

Se così fosse, anziché sguinzagliare assistenti sociali a random, privare a volte padri e madri deboli dei loro figli, bene assoluto, o lasciare in orfanotrofio centinaia di bambini, potrebbero essere adottate soluzioni alternative.

Nel caso specifico ad esempio, regaliamo da qualche anno un reddito di cittadinanza a delinquenti professionisti e truffatori dell’ultim’ora e allora sarebbe efficace promuovere una legge che, nei casi in cui i requisiti siano accertati, lo Stato o il Comune, pagasse temporaneamente l’affitto, le utenze, facesse la spesa alimentare e di prima necessità evitando violenti traumi psicologici al minore che porterà per un’intera esistenza.

Magari alcuni già lo fanno ma è più facile agire alla radice causando un danno al bambino.

Si tratterebbe di un aiuto concreto ai genitori a trovarsi un lavoro, perché di questo parliamo, i protagonisti stavolta non sono tossicodipendenti, malati psichici o criminali. Ma forse è chiedere troppo.

E poi si rischierebbe di perdere un elettorato facilmente irritabile se solo immaginasse che buona parte degli immigrati potrebbero trovarsi in questa situazione famigliare.

Forse è più conveniente, come sepolcri imbiancati, sostenere giudici che ordinano la sottrazione del minore alla famiglia per mano di assistenti sociali che eseguono ordini come rottweiler addestrati, incapaci di provare dolore, emozioni e forgiati all’indifferenza.

Più conveniente magari, ricollocarli in strutture che ricevono mensilmente euro a pioggia e dove personale oramai assuefatto non genera più neanche il bisogno primario di donare affetto, empatia ma semplicemente è integrato con un vero e proprio sistema produttivo. Abbiamo poi casi specifici, ricordiamo il caso di Bibbiano.

Certo, non tutte le strutture ed operatori rientrano in questa categoria ma da tempo non ci fidiamo più di nessuno, e le intercettazioni a volte ci danno ragione.

Definisco il caso di questo bimbo come centinaia identici, una piaga aperta e sanguinante della nostra società, in poche parole una vergogna assoluta.

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