Parità di genere nelle cariche dello Stato? Solo propaganda.

Le cariche istituzionali più importanti francesi si tingono di rosa per la seconda volta dopo trentuno anni, Elisabeth Borne è la nuova Prima Ministra nominata da Macron.

È sempre bello sapere che quando esistono capacità, competenza, serietà professionale ed esperienza esse possano sposare il merito a prescindere dal genere.

Meno bello è riportare queste considerazioni a casa nostra. L’impudenza non solo di una politica ma anche di un intero e longevo mondo del lavoro di tradizione maschilista non trova il coraggio di fare un passo a lato, di desistere dall’abuso di potere di genere.

Quando, dopo l’ennesima delusione proviamo a chiedere semplicemente perché, danno risposte di cui vergognarsi.

In tutti questi anni, la politica è riuscita a tenerci buoni con Nilde Jotti, Irene Pivetti o Laura Boldrini, Ex Presidenti della Camera dei Deputati o la Casellati Presidente del Senato. Rara generosità, rivenduta come volontà di cambiamento, rivoluzione nell’accettazione della parità.

Purtroppo solo ipocrisia, ciarlatani senza pudore durante campagne elettorali e nei momenti di responsabilità istituzionale, leggasi elezione del Capo dello Stato.

Non la scelta di una donna per quello che essa è come persona, donna e professionista ma davanti a lei il marketing spietato di chi vuole usarla dimostrando di essere avanti, intestandosi la scelta di un cambiamento, l’abbiamo visto nei mesi scorsi al Quirinale, nomi importanti, autorevoli, sono stati accessi, abusati e spenti come fiammiferi al vento.

Ce lo ricorda ogni sette anni Emma Bonino, anche chi non frequenta i Palazzi e accosta la sua figura solo accanto allo scomparso Pannella, senza conoscerne i meriti, sa che è la donna eterna candidata a Capo dello Stato un po’ come la sconsolata Marine Le Pen, che dopo quattro volte ha finalmente deciso di gettare la spugna.

C’è ancora un mondo del lavoro immaturo, insofferente nel vedere donne al comando di un’azienda di successo e i commenti, quando capita sono grevi come quelli che ascolti negli spogliatoi maschili.

Ne sa qualcosa anche Edith Cresson prima ministra di François Mitterrand che venne sommersa dagli insulti misogini (compreso ovviamente quello di essere una delle amanti del presidente).

Anche Hillary Clinton potrebbe raccontarci molto di quanto tutto il mondo sia Paese, ma ogni tanto qualcuna ce la fa. Nel documentario Sky sulla sua vita, emergono tutte le difficoltà che dovette superare per non essere solo la moglie di un politico, governatore e poi Presidente degli Stati Uniti.

Durante le campagne elettorali io stesso ascoltai battute infelici e intrise di odio di genere nonostante fossimo nel ventunesimo secolo e in America.

Per questo comprendo le parole della Borne: “ Dedico questa nomina a tutte le ragazzine: inseguite i vostri sogni, niente deve fermare la lotta per il ruolo delle donne nella società.”

Richiama la famosa frase della Clinton nella notte più buia della sua vita: ”anche se non abbiamo ancora sfondato il più alto e il più duro soffitto di cristallo, so che un giorno qualcuna lo farà, e spero sarà più presto di quanto si creda”.

Accadrà anche in Italia?

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