L’ America conservatrice dichiara guerra alle donne. Aborto negato?

Nonostante il 3 novembre di due anni fa il verdetto elettorale abbia spazzato via uno dei Presidenti americani più controversi e dopo pochi giorni, il 6 gennaio 2021 il fallito assalto al Congresso l’abbia contaminato d’una grave responsabilità, le azioni politiche compiute nei quattro anni di governo sono ancora più che vive.

Da anni assistiamo alla lenta decadenza di un’America non più unica super potenza militare e geo economica, un Paese diviso al suo interno da democratici e repubblicani, quest’ultimi mutati geneticamente nel loro dna ideologico dall’avvento di Trump.

Le questioni razziali, la pandemia, l’eccesso di un politically correct esasperato da una sinistra radicale sempre più accesa, guerriera tanto quanto l’ultra destra, imperano su un’America senza più luci e lustrini hollywoodiani.

Nelle ultime ore a dare un altro colpo alle divisioni politiche ed ideologiche è subentrata anche la volontà della Corte Suprema a maggioranza conservatrice di abolire la possibilità di abortire su tutto il territorio nazionale.

Sono contro l’aborto, ma io sono un uomo e ritengo che se le donne non sono in condizioni di controllare la propria vita riproduttiva, non vi è eguaglianza possibile, né nella famiglia, né sul lavoro, e in tutte le componenti della sfera pubblica”.

In questo caso è giusto che un Paese libero debba garantire il principio generale per cui vi è un diritto a interrompere la gravidanza protetto costituzionalmente.

Particolarmente grave leggere nella bozza di testo pubblicato le parole di un giudice, egli sostiene che ogni diritto deve essere” fortemente ancorato nella storia e nella tradizione della nazione” e nella storia degli Stati Uniti il diritto all’aborto non ci sarebbe.

Si tratta di una concezione che, ancorata al passato, non tiene in considerazione il fatto che le società cambino. E, con esse, cambiano le leggi che le regolano.

Mentre negli Stati Uniti questo aggrava la questione razziale, la maggior parte delle donne che ricorrono all’aborto sono ispaniche o afro-americane, in Italia la questione, qualora a qualcuno, data l’aria che tira, venga in mente di mettere mano alla legge 194 del 1978, andrebbe a penalizzare donne, ragazze economicamente deboli.

Comprendo le ragioni della Chiesa, come pure quelle di medici obiettori, ma capisco meno la loro ostinata cecità sul principio di uguaglianza, chi ha i soldi da sempre o varcava i confini permettendosi cliniche di lusso e partiva per un viaggio improvviso o pagava profumatamente una “mammana” che mettendo a rischio la vita della donna la sgravava però d’una nascita non voluta.

Gli orfanotrofi negli anni addietro erano pieni di piccoli portati alla luce da chi avrebbe preferito non gettare su altri colpe proprie arrecando cicatrici indelebili per una vita. Stato, Famiglia e Chiesa però corresponsabili di delitti morali.

Oggi anti concezionali e cultura sono alla portate di tutte, sbagliare si può, come pure prestare maggiore attenzione.  

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