L’ipocrita ricerca della pace.

Siamo sommersi da immagini orribili e video che implorano in ognuno di noi pietà per ogni essere umano ucciso. Questa volta abbiamo l’impressione che tutto questo sia molto più drammatico, al punto di provare risentimento verso l’aggressore e solidarietà reale verso gli aggrediti, sono vicini a noi.

Quando invece tutto questo era lontano, l’insieme di queste identiche narrazioni diventava abitudine, non erano trenta minuti continuati ma pochi minuti infilati tra un’intervista politica e la cronaca nera, il rischio di rincari energetici o alimentari non esisteva, l’indifferenza prolificava.

A più di un mese dall’aggressione, leggendo quotidiani, vedendo talk show, telegiornali e conversando con fonti ufficiali a Bruxelles,Washington e Roma, l’impressione è che nella realtà nessuno stia davvero operando coi fatti al raggiungimento della pace, eppure la meta più importante.

L’intellighenzia finanziaria e politica, ci aveva dato d’intendere che senza sparare bombe, sanzioni, blocco dei beni degli oligarchi, la fuoriuscita delle grandi multinazionali da Mosca e dal resto del Paese, avrebbero prodotto una lenta agonia della Federazione Russa, costringendo il suo dittatore alla resa e ritirata.

Cosa che non è avvenuta anzi, nel quadro odierno abbiamo Cina, India, Serbia, Ungheria e Bielorussia che silenziosamente sostengono l’amico Putin, sono per la fine di un mondo unipolare.

Se poche settimane fa i russi che appoggiavano l’operazione speciale di denazificazione erano al 70% ora grazie alla propaganda di regime sono saliti all’80%, questo perché quello che loro percepiscono è diverso da quello che percepiamo noi occidentali.

I negoziati con soggetti di secondo e terzo profilo e tecnici proseguono senza onor di lode, di quelli veri neppure l’ombra.

L’Europa è ancora divisa se inasprire i toni con ulteriori sanzioni e aumentare l’invio di armi e il carosello dei pochi leaders ammessi al colloquio telefonico con il Cremlino non ottengono nessun segnale distensivo.

Mancano due attori all’analisi: Il Presidente Ucraino e quello Americano. A quello ucraino la storia e il suo Popolo, quando tutto questo sarà finito, chiederà perché abbia aspettato di avere migliaia di morti innocenti prima di iniziare a considerare seriamente questioni che sono già un dato di fatto da anni, compreso l’addestramento di militari ucraini ad opera di comandi Nato o che la Crimea sia già ufficiosamente russa come pure parte del Dobass.

Quello americano, a memoria perduta di quante morti e profughi hanno causato le esportazioni di democrazia, a volte fallite, butta ogni volta benzina sul fuoco, spinge per sanzioni sulla pelle degli europei dai quali incasserà sempre più soldi per risorse energetiche. Non vuole parlare con Putin fino a che sarà alle corde, mentre avrebbe la responsabilità di gestire la situazione.

Nulla è più credibile se non la guerra che  senza colpi di scena andrà per le lunghe.

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