Sensibilizzare a minori sprechi. Contributo sociale

Sono del parere che prevenire è meglio che curare. Certo prevenire non coltiva consenso, anzi. Lo abbiamo visto con la pandemia e gli impositori di regole.

Eppure, ben lo sapevano le generazioni che ci hanno preceduto e dalle quali avremmo dovuto imparare qualcosa.

L’impressione è che invece l’opulenza iniziata il secolo scorso, dal boom economico in poi, abbia pian piano cancellato tracce di saggezza formulate dalla ritrosia dell’eccesso, nei comportamenti, nel linguaggio, quanto ai consumi.

L’aspetto legato ad una crisi energetica non è partito dal conflitto armato in atto ad est Europa, è solo esploso nella sua interezza. Lo dimostrano i dati di qualche mese fa relativi alla crescita dei costi di approvvigionamento e consumo pubblico e privato.

Resta poi da spiegare perché in Italia con lo stoccaggio maggiore d’Europa (nel caso di necessità dobbiamo pure mettere a disposizione una quota parte agli altri Paesi dell’Unione), gli aumenti siano stati immediati e giustificati con la difficoltà di approvvigionamento.

Fatte tutte le debite considerazioni sarebbe utile riportare alla mente i fatti del lontano 1973, quando a causa di un embargo dei Paesi Arabi contro Stati Uniti ed Europa, principali alleati di Israele finimmo in un periodo di imposta austerità.

D’un tratto i fine settimana divennero scenografie apocalittiche su strade ed autostrade vuote, per poi ripopolarsi con auto a  targhe alterne, treni ed autobus presi d’assalto, vendite di biciclette alle stelle.

L’oggetto però era il ritrovarsi nel bel pieno di tre crisi: militare, economico e petrolifera.

Quella economica non era di domanda ma di riconversione, dopo alcuni decenni di acquisti di massa le case di molte famiglie occidentali cominciavano ad essere colme  di merci.

Inevitabilmente si arrivò a un calo della domanda di nuove merci e di conseguenza le strategie di produzione e di vendita delle imprese dovettero riorientarsi per far sì che le famiglie anziché comprare ex novo un bene che prima non possedevano, si limitassero a sostituire i beni che già avevano con altri, più belli, più grandi, più desiderabili.

L’educazione era un pressing continuo, sul non sprecare, sul non lasciare luci accese inutilmente, consumare meno gas, acqua calda, non gettare alimentari e la parola riutilizzo era il “verbo” imperante.

Tornando ad oggi, sarebbe efficace vedere lo Stato realizzare campagne mediatiche indirizzate alla prevenzione di consumo energetico, altrettanto bello se questo fosse fatto congiuntamente alle scuole di ogni grado ed età per finire alle bacheche delle attività produttive lette dai lavoratori.

Sensibilizzare in questo caso, ha ancora senso e valore, ancor di più del promuovere vendite, fiction, talk show e inutili reality.

Dovesse calare il buio nelle nostre case, avremmo già imparato a vivere alternativi nonostante tutto, senza sentirci privati di quel che ad oggi era solo un privilegio acquisito. 

Fonti: Immagini video da Pagina Facebook RAI Storia – seguila www.facebook.com/raistoria

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