I diritti umani non hanno bandiera e non sono esclusivi.

Dico subito per non esser frainteso che sono per la pace, contro ogni tipo di violenza e ancor peggio guerra.

Questo però, non significa che non provi molta irritazione ogni volta che in questo Paese ci si trovi nel bel mezzo di una discussione o manifestazione a favore dei diritti umani.

Sapete perché? Da sempre quando si parla di razzismo, intolleranza religiosa, omofobia o pace, vi sono forze politiche, sindacali o associazioni da esse derivate che appongono una coccarda di merito per il fatto che ne parlino e si ergano a paladini.

Questo tipo di atteggiamento, mette nelle condizioni i molti che sono estranei a ideologie specifiche o semplicemente nutrono idee politiche differenti, di sentirsi quasi degli estranei a cui è consentito entrare in questi eventi nazionali solo in punta di piedi.

Dove sta scritto che certi diritti umani debbano per forza avere una proprietà di affezione ideologica?

Secondo punto e credo il più importante in questa riflessione, lo scrivo come lo gridassi a gran voce: “ Ci sono valori che sono universali e non possono essere collocati sotto bandiere o etichette inutili”, uno di questi è la pace.

La guerra in corso in Ucraina è l’ultimo episodio a cui faccio riferimento e la marcia organizzata sabato a Roma, pur colma di valore e di gente impegnata a dimostrare le proprie convinzioni, inviando un chiaro messaggio con altri milioni di europei, ne è stata ancora la dimostrazione.

Inutili battibecchi tra confederazioni sindacali mi hanno avvilito, ma ancor di più vedere nei filmati e nelle immagini trasmesse, loro bandiere o quelle di partito, insieme a quelle più logiche della pace o della nazione Ucraina.

Poche sere prima le stesse imagini, piazze gremite, fiumi di manifestanti in molte capitali europee, tra cui Berlino e Praga spiccavano per esser gigantesche e la cornice era un tutt’uno di bandiere Ucraine, dell’Europa e della pace.

Se il contesto e l’oggetto del manifestare è identico, perché questa differenza? Si tratta di una derivazione culturale italiana non certo di cui vantarsi.

Cerchiamo il consenso politico anche attraverso valori che appartengono a tutti senza distinzione, sono valori di coscienza etica.

Qual’è il motivo per cui debba sventolare una bandiera della CGIL o di un partito, in queste situazioni quelli di sinistra sono maestri per ideologia e talvolta con giusta causa.

Uno di centro destra non può manifestare per la pace, contro il razzismo o contro l’omofobia e se lo fa è un infiltrato? O debba essere inglobato in qualcosa che pare di proprietà di qualcuno di cui non condivide o solo parzialmente le idee?

Trovo giuste le distinzioni quando le discussioni e la manifestazioni argomentano proposte o proteste su questioni come i salari, l’occupazione, il caro bollette, le tasse sulla casa, la scuola parificata, il concordato per citarne alcuni, lì vi è una ragione di distinguere perché chi fa, crea differenza di azione politica.

Aspetto gli odiatori seriali nei social per quello che ho scritto ma li avviso, non è un’opinione, è una convinzione!

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