Anche la fascia protetta svanisce durante la guerra.

Parlo con molte persone durante il giorno, varia estrazione sociale, istruzione ed attività. Non vi è persona alcuna che non sia angosciata, intimorita da tutto quello che sta accadendo a soli 2000 km da qui. Questa volta non in luoghi remoti e separati dalle acque di un oceano, ma troppo vicino.

Il loro senso di vuoto, smarrimento e confusione deriva in gran parte mi dicevano, dal vedere immagini terrificanti, scene che non sono parte di un film o serie televisive ma vita reale. Una realtà cruda piena di violenza, distruzione e dolore che non sottrae per pietà umana nessuna piega anagrafica, dai bambini agli anziani, da un’antenna televisiva ad un ospedale.

Cè un però in questa narrazione, ed è la triste e preoccupata situazione in cui versano migliaia di bambini, una poco curata trasposizione di fatti, immagini e video che riguardino la guerra in corso.

Anche se siamo certi il corpo insegnante italiano, si stia adoperando affinché il commento ai fatti sia il meno traumatico possibile, resta la forte responsabilità dei media televisivi.

Lo dico perché in questo Paese, si usa oltre il dovuto, la cosiddetta fascia protetta. Si cerca di salvaguardare i minori dall’uso spregiudicato di linguaggi volgari, razzisti, omofobi, si collocano dopo le 23 film e trasmissioni in cui scene di sesso possano turbare i bambini. Il Codacons, Adinolfi & Company, la Santa Sede ecc, sono solo alcuni dei vigilantes più agguerriti contro i venditori di turbamenti ma nel contempo anche i maggiori clienti di avvocati e tribunali.

Molti genitori con cui ho parlato mi hanno mostrato delle chat di famiglia dove i bambini uscendo da scuola o nel corso della giornata, esponevano forte disagio, preoccupazione e stati di demotivazione legati proprio alle conseguenze di aver visto immagini e video dalla televisione, ovvio, telegiornali, talk show o documentari confezionati ad hoc sul conflitto in atto.

Alle 20 quando viene trasmesso un telegiornale, dove i redattori pensano siano i bambini se non a tavola coi genitori?

Quando scelgono di montare un servizio si pongono il problema che lo stesso possa essere visto anche da minori magari anche soli e incuriositi da un tema di cui tutti parlano?

Sarebbe bello e interessante conoscere il parere di qualcuno di loro, comprendere se mai fosse venuta l’idea di utilizzare dei filtri a tutela, ad esempio il classico bollino rosso prima dell’inizio e durante i tg, far ripetere ogni tanto al conduttore che sarebbe meglio tenere lontani i bambini dalla visione dei servizi. Poca cosa ma di molto valore.

Credo che esperti di psicologia infantile possano dire molto di più a riguardo se interpellati, e da quello che dicono i bambini a voi e nelle chat, sarebbe bene passare ai fatti se davvero vogliamo tutelarli.  

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