Diffondere ottimismo! Basta depressione e vittimismo. L’Italia torna a competere.

Cerco nel mio piccolo di fare un breve punto sul Paese Italia. Contro ogni pessimismo dilagante, ricordo in questo Paese ne siamo maestri, il PIL del secondo semestre indica un’aumento del 2,7%, per crescita, maggiore di Stati Uniti, Germania e Francia.

L’iter vaccinale, ha raggiunto buoni risultati ed ha permesso una stagione turistica all’insegna del liberi tutti su spiagge e montagne.Tra poco riapriranno le scuole e speriamo la DAD resti un ricordo,  certo, non è ancora finita ma abbiamo un orizzonte rispetto agli ultimi due anni.

E poi forse possiamo dimenticare di esser tornati campioni d’Europa nel calcio?

Di aver conquistato, grazie ad atleti straordinari una sacco di medaglie alle olimpiadi? Mi dolgo solo che i media, ma anche noi italiani, abbiamo adottato una partecipazione di serie B per gli atleti delle paraolimpiadi, quelli che con maggiori difficoltà hanno ottenuto gli stessi successi di chi li ha preceduti. Ma noi siamo così, costruiamo ed amiamo i miti, per i diversamente abili proviamo una gioia compassionevole, quasi a giustificare i loro tentativi di restare esseri umani.

Mentre aspettiamo di capire come stiano investendo la prima tranche di denaro del Recovery Fund, la politica è impegnata nelle danze per l’investitura del Quirinale. Con le turbolenze in atto ed elezioni che porteranno ad un rovesciamento degli attuali equilibri, la figura del Capo dello Stato sarà centrale per ogni tatticismo, facciamocene una ragione il resto dei problemi verrà dopo, lasciando Draghi ad occuparsi di sola economia e politica estera.

E il lavoro? Industria e servizi vanno a gonfie vele, anzi, il problema, non solo italiano, è il reperimento di manodopera specializzata. La disoccupazione è alta ma restano aperte migliaia di richieste.

Riusciranno a comprendere gli imprenditori, commercianti compresi, che la pandemia ha dato modo alle persone di riflettere su quale fosse il valore reale di famiglia, amicizie, figli, tempo libero?

Condizioni di lavoro peggiorative e peraltro correlate ad uno stipendio troppo basso, hanno fatto sì che al rientro moltissimi abbiano deciso di guardare altrove, questo in Italia ma anche in Europa.

Soprattutto in Italia, dove le PMI sono ancora governate da imprenditori settantenni e chiusi nella loro roccaforte di individualismo egocentrico, c’è necessità di aria nuova, di management più attenti al capitale umano in grado di creare salari migliori, ambienti e condizioni di lavoro maggiormente attrattive.

La società cambia e con essa le persone. Questo nuovo tempo richiede impegno per le imprese, perché le tradizionali istanze di profitto devono saper incontrare anche gli impegni civici e sociali, non solo quelli dettati dal Mercato. 

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