Scarseggiano materie prime. Globalizzazione da rivedere. Produttori a rischio e prezzi in aumento.

Tutti focalizzano l’attenzione su una nave di 400 mt di lunghezza e 59 di larghezza, con 20 mila container a bordo che ha causato conseguenze catastrofiche nel commercio mondiale, anche se solo 10% passa dal Canale di Suez e da questa notte pare stia per tornare la normalità.

Il blocco ha fatto salire il prezzo del petrolio. Nei container ci sono prodotti alimentari (per lo più italiani), merci di vario genere, componenti per l’industria, macchinari.

Le perdite sono calcolate in 400 milioni di dollari all’ora. Eppure un disastro del genere era prevedibile.

Ma c’è un problema più grande in questa globalizzazione la carenza di materie prime di cui i media sottaciono: dall’inchiostro alle vernici, ovvero tutte le materie plastiche e le resine.

Gli usi più svariati negli anni, hanno portato a sostituire i metalli in molte applicazioni, vedi automotive e di conseguenza il consumo dei polimeri è sempre più aumentato.

Voci autorevoli mi dicono si sia creato nel mondo un mercato nero, per piccole quantità paghi cinque volte tanto il prezzo di mercato.

Dopo quattro/cinque anni di prezzi abbastanza stabili della materia prima, sicuramente con oscillazioni in più e in meno, alla fine compensati, si è verificata una vera e propria esplosione dei prezzi, che per alcuni tipi di polimeri sono nell’ordine del 30 – 40% di incremento annuo.

Ma il problema più grande è una mancanza di materia prima globale, in particolare partendo dal novembre 2020.

I produttori di polimeri sono pochi, grandi, potenti e fanno ciò che vogliono. Un tempo c’erano le raffinerie, separate dalle aziende di trasformazione, mentre ora ci sono enormi impianti che accorciano la filiera.

Questi colossi fanno spesso ricorso alle cosiddette cause di forza maggiore inserite nei contratti di acquisto, per annullarli o ritardare le consegne.

Cina, Corea del Sud ed altri Paesi Asiatici stanno importando enormi quantità di materia prima che viene sottratta ai produttori europei.

Nessun  Antitrust interviene, o pressione da parte dell’Europa, sempre meno autorevole sullo scacchiere politico ed economico mondiale.

Con il blocco del canale di Suez, sapendo che il 40% del commercio italiano passa da lì e calcolando i ritardi accumulati, è probabile nei prossimi giorni la collassi la domanda, incrementando moltissimi prezzi.

Alcune aziende hanno potuto approvvigionarsi in tempo, mentre per altre si è arrivati a non parlare più di prezzo ,non si chiedono quotazioni, si chiede solo “quanto e quando potete spedire, a qualsiasi costo“, pur di salvaguardare produzione e dipendenti.

La situazione però era tragica da tempo, ordinando cento, si riceve dieci. Quel dieci arriva per aereo o treno.

Allarme anche per molti altri tipi di prodotti esempio, carta igienica, chip elettronici, legno, i livelli di tutti i prezzi sono in crescita costante.

Queste sono informazioni di cui pochi parlano. Perché?

Attualmente l’informazione resta nei settori industriali interessati, e pensano riguardi solo loro.

Ancora una volta globalizzazione da ripensare e sistema d’informazione miope di fronte a grandi problemi del nostro tempo.

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