Quotidiani e media incapaci di un linguaggio comune, nonostante l’emergenza Paese.

Una delle cose apprese in maniera convincente di questo Paese e per l’ennesima volta, nonostante il momento drammatico, è l’incapacità dei media a far fronte comune.

E’ lo spirito di appartenenza a creare barriere, le stesse che Leopardi identificherebbe come ostacoli ad una visione illimitata ma che, in questo caso, non permettono di fantasticare, immaginare un fine efficace per i cittadini anzi, li inducono a continuare le contese come Guelfi e Ghibellini.

Un medioevo lontano? No, anzi. Rossi, verdi, neri, gialli, arancioni l’arcobaleno costituzionale, non riesce a trovare un linguaggio omogeneo proteso ad accendere una luce alle nuove generazioni in cerca di risposte.

Ecco perché il pessimismo impera tra le pareti delle imprese, negozi, uffici, case. Prevale piuttosto, il senso di ritrovare la libertà di annullarsi dentro apericene e discorsi inutili davanti ad un reality o una partita anziché scommettere sulla rinascita.

Decreti pasticciati di sospensione attività e divieti di uscita, e ancora, denaro mascherato da aiuto statale e provvidenza straordinaria, MES, c’è o non c’è e potrei continuare nella saga della mediocrità gestionale frutto di incapacità e irresponsabilità.

Mentre da noi si fanno proclami entusiastici, altri cittadini del mondo in pochi giorni ricevono sovvenzioni al loro disagio. Dobbiamo acquistare denaro per un danno provocato da cause estranee alla nostra volontà e lo Stato, che contribuiamo a mantenere, ce ne scarica la colpa, per di più, esaltandone il valore come in una televendita.

I direttori di quotidiani e dei TG non sono riusciti in queste settimane a farsi una telefonata per creare coesione ed alzare la voce, parlando un linguaggio univoco. Ci aspettavamo articoli ed editoriali in grado di sollecitare le coscienze ad esigere ciò che un popolo ha diritto di avere in situazioni di emergenza nazionale, ispirando una democratica sollevazione popolare.

Ancora una volta aspettative disattese da professionisti a cui piace schermire contro avversari per compiacersi di misere vittorie temporanee.

Neppure di fronte al voltafaccia europeo delle ultime ore hanno ruggito insieme, ognuno ha dato una versione diversa della contesa sugli aiuti. Per qualcuno atto di coraggiosa manovra straordinaria, per altri oltraggio alla dignità dei cittadini.

Del resto, anche sui morti leggiamo versioni diverse nelle ragioni, come se i morti fossero diversi e non vittime.

Prima di sedersi al tavolo, la Commissione Europea avrebbe dovuto rileggere poche frasi, quelle di J.F.Kennedy, pronunciate nel discorso all’Europa appena uscita dalle macerie della guerra. “La geografia ci ha creato vicini. La storia ha fatto di noi degli amici. L’economia ci ha resi partner, e la necessità ha fatto di noi degli alleati”. Facendole proprie avrebbero reso vero, indissolubile e indimenticabile il senso dell’Unione Europea. 

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