La falsificazione della verità è già sempre motivo di riprovevole comportamento, anche nelle azioni più banali. Scoprire poi che un’essere umano possa aver millantato un’esistenza umiliante e tragica al limite della sopravvivenza, come quella patita da milioni di ebrei innocenti durante la Shoah, è terrificante.
Si legge in queste ore di un certo Gaetano, originario di Cosenza ma, attribuitosi provenienza prussiana: Samuel Artel von Belskij Levi. Pare abbia vagato nelle scuole venete esponendo la drammatica esperienza vissuta nei campi di concentramento. Una parte, recitata con raffinatezza di dettagli e corroborata da struggenti episodi al fine di creare un’immacolata aurea di eroe. Al limite di questa sua rappresentazione, anche un libro.
Ora, il Centro di documentazione ebraica, ha smascherato l’impostore, un ingegnere ottantatreenne di Padova. Questo certifica, non esista limite alla mancanza di rispetto umano, non solo per i morti, ma addirittura quelli calpestati, umiliati e privati della loro dignità attraverso violenze fisiche e psichiche innominabili.
Cosa sarà passato nella mente di questo disgraziato, neppure analfabeta… megalomania? Odio verso ebrei già demonizzati al punto da prendersi gioco del più grande dramma vissuto da questo Popolo? Qualora abbia dei figli e nipoti, con quale coraggio ha retto questa messinscena, facendo credere ai loro occhi fosse un sopravvissuto?
Nonostante l’età, un soggiorno in cella di isolamento sarebbe l’unico Oscar alla recitazione meritato.