Sinatra e un’ America che voleva cambiare i giovani teenager.

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Anche se nell’ottobre 1944 aveva quasi ventinove anni. Sinatra era mingherlino, scattante e sembrava più giovane della sua età. Pur sposato e con un figlio, era ancora una figura alla Peter Pan. Come affermò in seguito, “erano gli anni della guerra e provavamo una grande solitudine. Io ero il ragazzo del drugstrore all’angolo, quello che era andato al fronte.” Sinatra era una persona sola con il suo pubblico, per quanto irraggiungibile. ” Guadagna un milione all’anno eppure parla la loro lingua. E’ solo un ragazzino di Hoboken che ha fatto fortuna. In tutto quello che fa o dice si allinea ai giovani contro il mondo degli adulti. E’ sempre -Noi- mai -Voi”. Mica tutti erano così comprensivi. L’Herald Tribune sosteneva che i suoi concerti non erano affatto “manifestazioni artistiche”. ” Il Commissario all’istruzione di New Yorlk ha criticato Sinatra perchè faceva “perdere il controllo delle emozioni ai giovani”. Ancor più controverso era il rapporto con la leva obbligatoria : nel 1943 infatti fu riformato a causa di una lesione all’orecchio riportata alla nascita. Per gli americani patriottici era come sventolare uno straccio rosso davanti ad un toro. Sinatra era perennemente attaccato dalla stampa perché non indossava un’uniforme. I GI detestavano tutti i maschi in borghese e in particolare tutte le foto del cantante circondato da tutte quelle ragazze entusiaste. Dopo un incidente assai pubblicizzato , quello di un tale che aveva gettato delle uova addosso a Sinatra, un gruppo di marinai si mise a lanciare pomodori contro l’enorme ritratto del cantante fuori del teatro, una dissacrazione simbolica recitata apposta per gli obiettivi del reporter.

…Il Paese che avevano lasciato non era più lo stesso. Era arrivata una nuova generazione e adesso, nel vuoto pneumatico creato dal richiamo alle armi di due milioni di ragazzi nel 1944, stava reclamando la sua epoca. Che piacesse o meno, Sinatra era una figura di spicco nel Paese, uno status confermato nel 1944 quando andò alla Casa Bianca per conoscere il Presidente. Roosevelt aveva già collegato in pubblico la politica americana alla musica popolare del paese, ma questo incontro fu per lui un’occasione sfruttata con astuzia per riaffermare davanti a tutti che gli adolescenti erano una parte importante della società americana. I fatti del 1943 incoraggiarono i timori di tanti americani per questi giovani ribelli, una tela immacolata su cui gli adulti potevano proiettare le loro paure riguardanti la guerra e il suo impatto sulla società. La discrepanza tra l’isterismo dei media e la realtà più prosaica fu portata alla ribalta da un film del 1944, Youth Runs Wild, che presentava i giovani delinquenti non come tanti criminali incalliti ma come vittime ed essere perduti. Questa storia sobria (anche se promossa con toni scandalistici) si concludeva con un appello diretto al pubblico.

” Non li sprecheremo più, abbiamo bisogno di loro. In fondo è per loro che combattiamo “.

Questo atteggiamento inclusivo era in sintonia con i sentimenti di tanti giovani americani: non tutti erano zoot-suiter, bobby soxer o Victory Girls. Come dichiarò una giovane a un forum dell’estate 1944 del “New York Times” sulla delinquenza minorile, ” vogliamo lavorare, non vogliamo pensare solo a Coca Cola e juke box. C’è in questo Paese tanta forza giovanile da compensare la carenza di braccia adulte. Gli adulti devono aiutarci a organizzarla in un corpo di volontari. I giovani vogliono la possibilità di fare cose e avere posti di responsabilità.

JON SAVAGE – L’invenzione dei giovani

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