Nichi Vendola e uno strano silenzio

Ciao Nichi,

da molto tempo seguo il tuo pensiero politico e sociale, come pure le iniziative del  tuo movimento che per qualche tempo hanno presupposto una nuova energia nella sinistra della politica italiana. Una cosa perĆ² mi ha sempre stimolato dubbi negli ultimi mesi : il tuo costante silenzio nei momenti piĆ¹ critici durante le discussioni parlamentari piĆ¹ accese su temi delicati in contesto etico come quello dei matrimoni gay, adozioni o semplici unioni civili.

Conosco per aver frequentato il Palazzo quasi 15 anni, il retropensiero che guida ogni affermazione pubblica dei politicanti e ancor piĆ¹ i giochi che si svolgono nelle e tra, le segreterie dei partiti. Ma, ho sempre creduto dalle tue parole che le convinzioni personali su valori appartenenti alla vita umana, avessero funzione di stimolo nel contribuire collettivamente a battaglie civili destinate a ripristinare l’ago della bilancia pesantemente a sfavore di minoranze. Le tue recenti dichiarazioni in merito alle prioritĆ  del nuovo governo, mi lasciano amareggiato e fanno prorompere in me la potente convinzione  che ti sia “venduto” nei tuoi principi etici, nel nome del posto sicuro e della fama acquisita. Non hai voluto dire a tutti, ciĆ² che sappiamo in pochi, da mesi. Ovvero, che il prossimo governo, terminate le prioritĆ , con tutta probabilitĆ  porterĆ  avanti un disegno di legge in tema di unioni civili, similare al modello legislativo tedesco e questo metterĆ  fine alla discussione “pericolosamente etica” per il Vaticano e per l’integralismo cattolico italiano.

In questo Paese quando si parla di matrimonio, la mente pesca dal magazzino le immagini della sposa in bianco sull’altare e degli invitati al banchetto nunziale, omettendo la testata d’angolo, per utilizzare una metafora cattolica, di quell’avvenimento : l’elevazione dell’amore reciproco a motore di una vita comune, che puĆ² culminare nel caso di una coppia formata da un uomo e una donna nella procreazione; la condivisione sociale di questo straordinario momento della vita di un individuo con la societĆ  in cui vive ed interagisce; la legittimazione civile all’appropriazione di diritti prima preclusi.

Anche tu, caro Nichi, ti sei perso nell’immagine dell’abito bianco ed hai pensato che rivestirlo con i colori della libertĆ  ed uguaglianza civile, possa invece macchiarlo agli occhi di possibili elettori. Una battaglia civile non spegne mai il fuoco della speranza ma lo alimenta costantemente, non allontanandosi per i propri bisogni ma vegliando giorno e notte anche a rischio della propria stessa vita. Questo ci hanno insegnato coloro che furono, discriminati, segregati, torturati, derisi, umiliati e anche uccisi per aver posto il diritto a vivere con la dignitĆ  di esser sempre se stessi quale prioritĆ  maggiore. Un gesto che non priva l’individuo dell’essenza della vita, quella per cui ognuno di noi vive ovvero, amare.

Scusami per la banale forma di scrittura che non regge al tuo stile forbito e alla tua eloquenza verbale ma, ho scritto d’istinto.

Con la cordialitĆ  di sempre

Bruno

17 gennaio 2013

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