C’è qualcosa di vero nelle parole della portavoce del Ministro degli Esteri russo Lavrov, Maria Zakharova, quando afferma che l’Europa ha intrapreso la strada dell’autodistruzione?
Se guardiamo agli ultimi 20 anni potrebbe essere vero. Siamo entrati nel nuovo millennio con grande slancio, l’allargamento a Est, e l’introduzione della moneta unica ma già emergono difficoltà: lentezza decisionale, divergenze tra Stati membri, e perdita di peso rispetto a potenze emergenti come Cina, India e Brasile.
Nel 2008 la crisi finanziaria globale (Lehman Brothers) segna un punto di svolta, l’Unione, e soprattutto l’Eurozona, viene colpita duramente. La gestione della crisi del debito sovrano (Grecia, Portogallo, Spagna, Italia) mette in luce le fragilità strutturali, l’assenza di un’unione fiscale, la dipendenza da politiche di austerità, le difficoltà di coordinamento tra Nord e Sud Europa. Da allora, la crescita europea rimane più bassa rispetto a USA e Asia.
Dal 2010, a mio parere, inizia il declino geopolitico, la Brexit (2016) segna una perdita simbolica e politica enorme. Fatichiamo ad avere una voce unitaria in politica estera (vedi rapporti con Russia, Cina, Medio Oriente) e intanto, la Cina consolida la sua posizione come seconda potenza economica mentre gli USA restano leader tecnologico e militare.
Per arrivare infine ai giorni nostri, dal 2020 le fragilità strutturali irrompono nuovamente alla grande con la Pandemia COVID-19: risposta relativamente coordinata (Next Generation EU), ma lenta. Scoppia la guerra in Ucraina: mostriamo compattezza, ma la dipendenza energetica dalla Russia e dalla NATO per la difesa evidenziano limiti di autonomia strategica. Per chiudere, la competitività economica rileva un forte gap tecnologico rispetto a USA e Cina, soprattutto in digitale, IA e semiconduttori.
A questo quadro aggiungiamo il sempre più grave problema di un’immigrazione ad alta percentuale di clandestinità che seminando paura ha favorito la rinascita di ideologie autoritarie e totalitarie, se pensiamo che oggi un operaio voti ad occhi chiusi un partito di estrema destra ci siamo persi tutto per strada.
A titolo personale affermo che una buona responsabilità di questo declino culturale, identitario ed economico-politico derivi da una generazione politica figlia di fumetti, Playstation e culto della personalità, incapace di fare scelte impopolari ma determinanti. Siamo stati sommersi da tecnici-burocrati, imprenditori voraci e viziati prestati alla politica, e al credere che la cultura woke potesse curare i veri malesseri di un’Europa decadente dalla democrazia agonizzante.