Vincono le democrazie “apparenti”.

In questi giorni, le persone comuni, lontane dal potere e prive di conti correnti miliardari, nelle loro conversazioni — al lavoro come a casa — si chiedono se, senza la rovinosa ascesa alla Casa Bianca dell’affarista Donald Trump, tutto ciò che sta accadendo al summit cinese sarebbe comunque avvenuto.

Da esperto in relazioni internazionali, rispondo: sì. Dal Covid in poi, il mondo ha mutato il proprio assetto di potere geopolitico, e lo ha fatto attraverso la lunga e ininterrotta crescita della Cina e di Paesi come l’India. La Russia ha solo utilizzato strategicamente la questione del conflitto con l’Ucraina per avallare, a livello globale, la perdita del potere guida degli Stati Uniti, colpevoli di aver fallito più volte nel principio di esportazione di una edulcorata democrazia, mirata in realtà a meri interessi economici e politici nei Paesi coinvolti.

Guerre che hanno prodotto distruzione, morte e una grave incapacità nella gestione e nel mantenimento delle posizioni conquistate — leggasi Iraq o Afghanistan. Forte di queste verità, è stato semplice integrarvi le errate politiche di espansione della NATO fino ai propri confini, contemplando anche il subdolo colpo di Stato in Ucraina con l’avvento della presidenza Zelensky.

Ma è anche una larga fetta di altro mondo ad aver abbracciato il nuovo ordine mondiale, e Trump è colpevole di aver ulteriormente fatto perdere credibilità agli Stati Uniti, grazie al caos che genera e alla sua ortodossia di pensiero sempre più volta a contaminare di autoritarismo la più fortificata democrazia mondiale.Epurazioni, censure, limitazioni della libertà di pensiero e sfrenata ambizione per interessi personali, contrapposti alla rimozione del fallimentare pensiero globalista.

L’America è internamente più vulnerabile? Certamente sì: il gradimento del Presidente è al 38% e alla stragrande maggioranza degli americani questo modo di guidare il Paese non piace o preoccupa. Seppur consapevoli che, sul tema immigrazione, abbia ragione, sul resto della gestione politica e sociale il dissenso cresce — nelle piazze come nelle case, nelle fabbriche e nelle università — tranne che nelle dimore dei super miliardari, che dal gennaio scorso incassano a ogni turbolenza di borsa causata da uno squilibrato.

A mancare, nel summit, però, è un’alzata di voce contro il criminale numero uno, Netanyahu: l’unico essere al mondo che può permettersi di alzarsi e bombardare chiunque senza chiedere permesso, restando indifferente alle voci di dissenso globale.

Lui può, perché protetto dalle potenti lobbies ebraiche finanziarie, infiltrate da anni nei governi di tutto il mondo.

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